sabato 29 dicembre 2007

onda di suoni e amore

(roma, sicilia)

d’inverno è il mare. già dal traghetto, quando sei ancora nel treno ingoiato nella pancia del pescecane-nave.
lo vedi, immenso, dal ponte, e poi dai finestrini, e ti accompagna, lungo tutta la costa, fino alla tua piccola stazione.
lo senti se è in tempesta, e ti cullerà tutte le notti, perché a te quel suono battito di cuore madre piace.
ne inspiri l’odore ed è struggente ed è casa.
te lo sbatte in faccia il vento, anche se sei lontana, ti arriva sulla pelle e disseta e brucia.
lo senti sulla lingua quando la passi sulle labbra, e non è acqua e non è sale, è qualcosa di più e altro. è il mare.
e come ogni volta, quando torni, lo passi a salutare. scendi in spiaggia ed è deserta, e scivoli sui piccoli sassi che sono da sempre il tuo tesoro di pietre preziose. scivoli e rotoli e gli sei davanti e vi guardate, e lui quest’anno è più calmo, e tu anche. e lui ha più voglia di giocare, e tu anche. e vi toccate, lui nel suo abbraccio grande e caldo alla tua piccola mano fredda. quest’anno stai bene e non c’è nessuno che vorresti chiamare per fargli sentire la voce del mare, non c’è più nessuno e non c’è ancora nessuno, ci sei tu e in qualche tuo modo sei felice.

lunedì 24 dicembre 2007

Buon Nasale a tutti

C'è che l'ultima settimana è stata forse la peggiore dell'anno (forse perché questa deve ancora finire), c'è che sono tutta gonfia e dolorante da quando i miei superpoteri di pilota su due ruote si sono scontrati con il cemento gelido e viscido, ecco cosa c'è.
E allora mi è passata un po' la voglia di festeggiare, stare insieme e lalalala-lalala.
E in teoria ne avevo, di voglia di stare insieme con parenti et alia.
Ma ora, tutta gonfia e dolorante, tengo l'anima coi denti, esclusivamente per non bestemmiare.
Nulla di irrisolvibile, ma proprio non ci voleva.
Il mio spirito natalizio ne esce ulteriormente ammaccato.
Non mi resta che godere delle piccole gioie: tipo la petomania della gatta sembra risolta, abbiamo ricevuto un sacco di regali mangerecci e poi alla fine poteva andare peggio. Poteva piovere. Appunto.
P.S.: anche a te nottetempo sul gommoso sotto il piumone ti sudava la schiena?

P.P.S.: attenta al meccanico Santa Claus, che potrebbe scambiarti per un robot avvinazzato!

domenica 16 dicembre 2007

cosa vorresti ora?

(roma)

con il mio amico, invece, ci chiedevamo all’improvviso “cosa vorresti ora?”; era ammessa qualsiasi risposta, la prima che ci venisse in mente, da un gelato, alla pace nel mondo, purché fosse sincera. devo ammettere che non mi pare nessuno abbia mai risposto “la pace nel mondo”; ma è anche vero che, per quanto fossimo attivissimi nel partecipare a qualsiasi manifestazione, corteo o sit-in, dal disarmo nucleare alla difesa della foca monaca, poi il nostro mondo era il liceo; e la pace ci sarebbe stata, per noi, semplicemente se maria e giulia avessero smesso di litigare per lo stesso ragazzo.
non smisero mai, e forse fu lì che iniziammo a pensare che la pace nel mondo fosse qualcosa di troppo aldilà delle nostre forze.
è una domanda semplice, cosa vorresti ora. così semplice, che può succedere che uno se la dimentichi. che smetta di chiederselo. e che vada completamente fuori rotta, per questo. per anni.
c’è una pubblicità che mi diverte molto, sul come ci vorrebbero gli altri: i genitori, il fidanzato, gli ex. l’ex di lui lo vorrebbe morto, l’ex di lei la vorrebbe all’inferno; i genitori li vorrebbero eterni bambini, e così via. fa ridere finché non ci si rende conto che a un certo punto succede, di smettere di chiederci come ci vorremmo, e iniziare a preoccuparsi di come ci vorrebbero. fa ridere finché non ci si rende conto che, prima ancora che come ci vorremmo, abbiamo dimenticato cosa vorremmo.

giovedì 13 dicembre 2007

Felicità è...

(bologna, troppo legno e troppe candele)

Nella mia vita precedente il mio primo lavoro è stato con una amica-sorella maggiore (che fatica crescere figli unici, così privi di punti di riferimento, negativi o positivi che siano). Allora siccome passavamo un sacco di tempo insieme avevamo tutta una serie di piccoli rituali, uno ad esempio era dire a bruciapelo, sotto la doccia, mentre si urlava ai bambini, dopo 15 ore di lavoro: "felicità è..."
E l'altra doveva tirare fuori lì per lì qualcosa di credibile, anche una sciocchezza, ma qualcosa che in quel particolare momento della sua vita la rendeva felice. Tipo: a quella stronza di ...... è venuto l'herpes, tanto per dire.
Beh, oggi è stato un bel tardo pomeriggio.
Percui, se qualcuno non fosse troppo indaffarato ad addobbare e finanziare, e me lo domandasse a bruciapelo adesso, qui, ora, risponderei: felicità è dimenticarsi una confezione di cioccolatini allo swine bar.
O meglio uscire dal lavoro, camminare verso un punto indefinito davanti a sè, entrare in un negozio nuovo, trovare l'attaccapanni che si cercava da mesi, anni, poi uscire, voltare l'angolo, rispondere al telefono e scoprire di essere a cento metri di distanza, aspettami lì che arrivo, dai andiamo ad aperitivizzarci, chiacchiere, chiacchiere, secondo giro grazie, ok, si va, dai ti accompagno al bus, chiacchiere, risate alticce, oh il bus, ciao, ciao a sabato allora, riprendere il telefono, c'è un problema: ho lasciato i cioccolatini al bar, ok passo a prenderli,messaggio:ecco cosa succede a noi ragazze quando siamo fuori allenamento, bastan due bicchieri e passano tutti i problemi, messaggio: giustissimo, sono passato dalla micia a prendere una cosa e ho dimenticato lì gli occhiali, decisamente, mai perdere l'allenamento, sorriso e doccia.
E sentirsi leggeri, così svagati da dimenticarsi le cose.
A me capita così: quando sono veramente rilassata e a mio agio perdo i pezzi.
Allora, forse, c'è una speranza. Attaccarsi alle felicità da due bicchieri, alle chiacchiere sui massimi sistemi e sui minimi cazzilli, e non crescere mai.
Per sentirsi così leggeri, e dimenticare le cose e perdere il senso del tempo.

C'è un problema però. Dopo che l'interpellata aveva risposto l'altra faceva un'altra domanda, per un altro di quegli impliciti e collaudati meccanismi, in questo caso anche un po' per scaramanzia: "la vita è una merda perché..."
Ma ora la risposta sarebbe troppo lunga, e io ho i capelli bagnati.

C'è un'altra cosa che mi piace assaje: la schizofrenia di blogger che se salvi un post in bozza il 6 e lo pubblichi il 13 lui te lo infila in mezzo agli altri, interrompendo una sequenza temporale, ma riprendendo un filo logico, come fosse una ghost track.

Che ci sono dei momenti belli, come quando arriva qualcuno da lontano, quando nevica e non hai nessun motivo per uscire di casa, quando capisci che stai finalmente iniziando a capire, ma quei momenti di pura grazia immotivata sono proprio qualcosa.

E che sia messo agli atti che non era colui che tutto puote, per una volta.

scomparire oltre

(roma)

una sottile falce di luna. gialla.
sopra l’insegna luminosa del luogo del dolore.
l’odore di legna bruciata, dai caminetti di questo antichissimo quartiere paese.
metto le cuffie, una ragazza giapponese canta, in questa sera senza troppe lacrime tristi.
attraverso la strada, non affondo in nessun mare, non vedo nessuno scomparire oltre gli edifici.
i versi in inglese piangono in blues, cercano parole di conforto, chiedono per favore.
passo alla traccia successiva.
non c’è nulla di certo per nessuno, mai.
ma odore di biscotti e qualche lampo di una vecchia vita.

mercoledì 12 dicembre 2007

oro, incenso e gas

(roma)

il tecnico della caldaia è alfin giunto. è entrato, ha schivato un paio di stalattiti, ha salutato i pinguini che giocavano a carte sul divano, mi ha guardata e ha postulato: freddino, qui, eh. gli ho scoccato un’occhiata gelida, l’unica a mia disposizione da domenica sera.
lui e la caldaia si sono parlati un po’. più che altro un monologo, visto che la caldaia ripete ossessivamente “EA” da tre giorni. alla fine il tecnico ha dichiarato: valvola del gas, sono ###,## euro. a quel punto ho iniziato a ripetere ossessivamente “eh-ah” anch'io.
stavolta mi sa che travesto il gatto da bue i giorni pari e da asinello quelli dispari, e vado a fare babbo natale fuori dai centri commerciali, cantando canzonaccia di paolo rossi. che è la mia segreta aspirazione da sempre.
comunque, ora la caldaia funziona ma fa freddo lo stesso. ho chiesto al tecnico, ma dice che per il freddo che ho io, non può farci nulla.
ma che passerà.

Tante sono le canzoni sul Natale, canzoni che parlan di spazzacamini, di bianca neve che scende giù, di campanellini che trillano... ma nessuno mai ha dedicato una canzone a quegli omini che di fronte ai grandi magazzini fanno i Babbi Natale... eccola.
son vestito da babbo natale a un incrocio un po' ubriaco e allieto questa mia città
fisso le vetrine illuminate e i tacchini giustiziati e un capitone mi fa, ciao!
dietro c'è un cartello, "paghi dopo, prendi prima", ma che bravi, non ti fanno preoccupare...
sento le campane qui vicino e tra i piedi un ragazzino mi ci butta un trick e track.
bastardo! non sai che io...
io ho finito i soldi, proprio il giorno di natal
qui pagheranno fra 2 mesi e il 31 m'arriva un creditor
e chi lo compra lo spumante per brindare con il mio amor?
penso a quel geometra in galera, piange, scrive, si dispera, ma ha un salmone da leccar
schizzan fra i re magi ed una volvo, stan cercando una cometa con in mano il cellular
passano le mogli riciclate e le amanti abbandonate fino a tutto il 26
il mafioso con la tv accesa si commuove senza posa per il film "la vita è...
...meravigliosa". e io, io, io...
io ho finito i soldi, proprio il giorno di natal
qui pagheranno fra 6 mesi e il 31 m'arriva un creditor
e chi lo compra lo spumante per brindare con il mio amor?
che ha finito i soldi, anche lei il giorno di natal
tra noi c'è stato un sol regalo...
...una bellissima cambial!
io ho finito i soldi proprio il giorno di natale
e non so neanche dove ho messo il mio abito normale
e chi me lo compra lo spumante per brindare con il mio amor?
che ha finito i soldi, anche lei il giorno di natal
avessi almeno le mie renne, farei una rapina a courmayer
e canto questa canzonaccia che tanti ascoltano a natal
tanti che son senza le renne e pur fanno babbo natal...
(paolo rossi)

giovedì 6 dicembre 2007

Credo tu abbia usato troppo inglese negli ultimi post

(bologna, madrelingua)

perché ora il pannello di controllo e tutto il resto dei titoli, le etichette è in inglese. O forse è stato blogger a tradurre parte dei tuoi post per adattarli alla sua linea editoriale.
Comunque.
Ieri sera, guardando House, mi sono accorta di una cosa che mi ha dato un certo fastidio: nel telefilm i personaggi medici sono trattati come se fossero diversi dagli altri esseri umani. Mi spiego: vengono agiti da altri per tutto ciò che non riguarda strettamente la loro professione. Se devono difendersi in una causa per negligenza è il loro avvocato che raccomanda di non tirarsi la zappa sui piedi. O se devono farsi avanti con qualcuno sono i pazienti che gli devono spiegare come dove e quando. Come se fossero dei robot-medico, non degli esseri umani che incidentalmente nella vita fanno i medici.
E forse è così, perché in un altro telefilm ospedaliero, Grey's anatomy, un'ortopedica dice che loro, gli specializzandi, hanno speso tutta la vita fin lì a studiare e sgomitare per diventare chirurghi, senza passare attraverso tutte quelle esperienze formative tipo innamorarsi, stare insieme, lasciarsi, stare male, riprendersi (pare non ne avessero tempo),e quindi ora hanno l'emotività di un quindicenne.
Da qui due cose: o i medici sono una razza a parte, o lo sono gli statunitensi, o entrambe le cose.

mercoledì 5 dicembre 2007

moon&sand, whisky&jazz

(roma)

penso che a volte la vita non sia un granché.
penso che ci sia qualche rimedio, però.
penso che mettere su chet baker e versarsi un po’ di whisky, sia qualcosa.
penso che il più delle volte i problemi che sembrano immensi siano in realtà piccoli.
penso che allo stesso modo, le soluzioni che sembrano piccole, siano in realtà immense.
penso che chet baker sia immenso.
penso che il riscaldamento che funziona, il whisky che scende giù, il gatto acciambellato sul plaid, quella voce così familiare, siano più forti.
penso che, anche se quasi tutto mi sembra più forte di me, non debba essere per forza un male.
penso che molte cose buone, siano più forti di me.
penso che basti lasciar fare a loro.
penso di non essere pronta a salutare qualcuno, anche se penso che dovrei.
penso che, but how strange the change from major to minor, every time we say goodbye.

lunedì 3 dicembre 2007

bologna, special thanks to

(roma. a roma)

-la pennuta, donna che la sa lunghissima, perché, perché e perché.
-il pulcione, per essere rimasto la persona gentile che ricordavo, ma soprattutto per le previsioni meteo.
-sasha, che ha mantenuto un suo certo equilibrio mentre sfrecciava per le vie di bologna con noi due squilibrate sopra, nonostante le curve quadrate, le partenze da ferme e gli autobus schivati.
-i due autobus che avrebbero potuto fare di noi una frittata e non l’hanno fatto.
-la mou, perché, pur odiandomi, non ha mai tentato di uccidermi.
-il materassone gonfiabile, perché, pur tentando svariate volte di uccidermi, non ci è mai riuscito (vabbè, per ora).
-il ghetto, per essere rimasto lì dov’era.
-giosuè, giosué e giosue.
-i finestroni sul cortile dell’archiginnasio, perché mi hanno ricordato una malinconia antica e mi hanno aiutato a sfumarne una nuova.
-le anatre del lago dei giardini margherita, che comunque non ho capito dove vanno quando il lago gela.
-il molise, che è un luogo del cuore più che della mente (eviva?).
-l’osteria dove avremmo dovuto pranzare, che è senza dubbio un luogo della mente.
-il parcheggio in via san felice, che è un non luogo.
-lo spritz, il vino e il mirto per aver passato la notte più dura a ripetermi don’t panic.
-bejerò, che io all’inizio pensavo fosse una persona sola.
-il robot da cucina, per essersi impietosito e aver deciso di collaborare prima che the pulch radesse al suolo la casa.
-la feroce thaivietcinese, per non averci fatto del male (e ciripiripìccodak lì accanto).
-trenitalia, che per non farmi sentire troppo lo shock del ritorno, mi ha concesso del tempo in più per abituarmi all’idea, facendo arrivare il mio treno a roma con 90 minuti di ritardo.
-la pennuta, di nuovo, perché mi sono resa conto che con nessun altro potrei condividere questo luogo (che è un luogo della mente, un luogo del cuore, un non luogo, e un luogo in molise).
-bologna, che è sempre bologna.
-hamster, per le ore più belle.