sabato 30 giugno 2007

lo zen e la motogp

(roma, olanda)

vale che parte undicesimo e arriva primo, il tutto nel silenzio.
solo i motori e il click del mio accendino.
sciopero dei giornalisti, nessuno che urla rossi c'è, non c'è, ci fa, non ci fa.
solo lui.
cazzo, bellissimo.
la più bella gara di motogp che io abbia mai, più che visto, sentito.
senza parole.

io direi che uno sciopero ogni tanto non risolve molto. no, davvero, è grave questa situazione del rinnovo del contratto, del ddl sulle intercettazioni, di tutto. secondo me, qui serve minimo uno sciopero ogni week-end. almeno fino a ottobre. scioperate, gente, scioperate.

venerdì 29 giugno 2007

pe pe pe pennuta

(roma, festa dei santi patroni. ne abbiamo due per fare incazzare i leghisti. rubiamo pure su quello)

ogni volta che rileggo il tuo post penso a questi poveri tizi che si sono fatti un mazzo così tutto l’anno, e finalmente possono progettare le loro vacanze, e vogliono andare a cuba, e precisamente nell’hotel di hemingway, e appicciano google, e cosa trovano? noi.
e mi viene da ridere. ma tanto.
chissà a loro.

ogni tanto mi perdo. funziono a senso unico alternato, qua dentro. ci sono momenti in cui devo assolutamente venire a dire che qualcosa mi ha fatto la bua e non trovo il cerotto adatto; altri in cui respiro, e mi diverto. e allora vorrei eliminare tutta la parte del blog firmata roma, e tenermi solo bologna e commenti, perché mi sembra che voi siate puliti e io sporca. come hai detto tu, brutta cosa, la distimia.

vedi, noi. pensa a come ci siamo conosciute. io cercavo dei simili, scrivendo. tu cercavi dei simili, leggendo. che, quanto a trovarci, ha funzionato, ma era uno dei nostri paradossi: simili e speculari. ora, te ti piace questa cosa di essere letta dall’universo. me, invece, mi viene sempre più voglia di andare a chiudermi nell’armadio. e mi sa che lo faccio. simili, speculari. ciccia, non è che io continuo ad essere sfigata in amore finché tu continui a essere felice con colui che tutto puote? non si può raggiungere un compromesso?

vado. l’armadio. qualcuno dia da mangiare al gatto, nel frattempo. e non tenti di grattargli la pancia, se non possiede l’arcana facoltà di farsi ricrescere le falangi.

see ya.

p.s. non credo fosse questione di concretezza o no. o meglio, lo era nel senso che per libero, secondo me, in fondo in fondo, la sopravvivenza fosse una roba molto più complicata. che tte lo dico affare, donnie.

giovedì 28 giugno 2007

i titoli, a me, mi bloccano

(bulàgna)

Stavo conteggiando il transato bancomat del mese maggio - per dire che chi lavora in un call center per ufi non ha il monopolio dell'assurdo, né tantomeno dell'inutile - quando.
Quando mi rendo conto che:
- il vetusto rag. con cui condivido lo studio parla come Fabio De Luigi quando fa l'Ing. Cane. ecco spiegato perché l'ho sempre trovato buffo, ancorché profondamente malvagio.(E lavoro qui da 6 mesi)
- chi-sai-tu mi fa venire in mente Santa Maradona. Il film, intendo. Libero De' Rienzo che fa Santa Maradona, nello specifico. Non so se capisci cosa intendo.
Comunque, perché tu lo sappia, io ho sempre preferito Stefano Accorsi, fra i due. Forse meno brillante e acuto, ma più concreto, sempre se capisci cosa voglio dire.
E anche un po' 'che tte lo dico affare, johnny'
- non è possibile lavorare veramente otto ore su otto. Oppure, è possibile, ma a condizione di non avere la pretesa di vivere una propria vita una volta usciti dal ripostiglio in cui si lavora. Ora che la mia collega è in ferie credo che opterò decisamente per avere una vita mia. Anche qui dentro.

Detto questo vado a fare merenda. Che il tortino porrettano non mi regge fino all'una, oh donna.

At salut.

virgole e punti a capo

(roma)

per esempio, io, di manolo, persi le virgole. e ci soffrii, perché manolo aveva virgole bellissime. non nel mio stile: le sue erano classiche, eleganti, ricercate. ma belle. me ne accorsi un anno dopo che ci eravamo lasciati. provammo a scriverci, per vedere se. ma non riconoscevo più le sue virgole. l’anno scorso è uscita la sua ultima raccolta di poesie. ho letto la prefazione. è sereno, ha una compagna, un figlio, ma adesso è cambiata tutta la punteggiatura. ora è un estraneo.

buona parte degli scrittori che ami sono morti. quelli che sono vivi, in genere li intercetti a percorso già avviato. è raro incontrarli nello splendore di un’opera prima. quando succede, li ami, li segui, trepidando. alcuni si perdono. alcuni cambiano, ma in modo diverso da te. non li riconosci. non riesci più a mappare i loro punti. li leggi lo stesso, non è detto che dobbiate restare uguali, ma diventano estranei. poi ci sono quelli che procedono paralleli a te. romanzo dopo romanzo, vedi le loro virgole cambiare, e senti perché. riconosci nella loro punteggiatura i segni di espressione, guardi le linee agli angoli degli occhi, senti la rabbia del primo romanzo, il dolore del secondo, trasformarsi nel qualcosa che non sai, del terzo. il qualcosa non lo sai perché ci stai dentro anche tu. ti specchi nelle loro virgole e ti amplificano la rabbia diluita, il dolore annacquato, il qualcosa che non sai che ti corrode.

ecco, pennuta, secondo me diventare adulti non è la casa il lavoro la macchina la bicicletta il monopattino il tempo sempre di meno i problemi sempre di più. secondo me, sono le virgole. tu, stai tranquilla, che le tue non sono cambiate; te le sto controllando io. le mie, non so.

questo post è stato inoltrato a un’ora strana perché stanotte non ho dormito. questo dovrebbe giustificare variazioni del tono dell’umore, irritabilità, nausea, astenia, aggressività in mail, commenti e di persona. perché io esisto anche offline. per quanto a fatica.

buonanotte.

martedì 26 giugno 2007

se non farai niente questo sistema si spegnerà fra 1 minuto e 57 secondi

(roma)

ah, è così facile far spegnere le cose.
basta non fare niente.
quindi è vero che tutto è un congegno che si spegne da sé.

dipende a chi vuoi bene, pennuta. ci sono persone a cui vuoi bene senza che nessuna canzone abbia il potere di urtarti. tipo, tu, mrs frog o la pazzi&cretini srl; qui oltre a parlare di voler bene si dovrebbe parlare di amicizia e io non ho ancora fatto colazione (sì, lo so che ore sono). ci sono persone a cui vuoi bene, ma ci hai messo qualche anno, e ogni tanto, anche se raramente, una canzone un qualche dubbio te lo fa venire.

ci sono persone a cui vorresti voler bene. per esclusione, più che altro. amarle, non puoi, o non ne puoi più. odiarle, ti secca. disprezzarle, no, dai, non è bello. ignorarle, a parte che non te lo permettono, poi sai che non ce la fai. allora pensi, ecco, potrei volergli bene. il piano c. anzi, il piano d. ascolti una canzone, pensi, va’, che bravo, questo ce l’ha fatta, si capisce proprio. vuole bene, senza lasciarsi alternative. che, se ami qualcuno, puoi nel frattempo odiarlo, infilare spilloni nella sua bambolina vudu, cercare di corrompere un suo amico perché lo investa, non fidarti, disprezzarlo, non volergli bene. se gli vuoi bene, no. tutto questo non ti è concesso. voler bene non concede alternative, è quello e basta. e a volte ti ritrovi nella terra di mezzo, senza punti di riferimento, e la domanda è: questo, come si chiama?

catullo lo diceva prima e meglio e in meno parole.

Serendipité

(bois de boulogne)

Mi sembra che stiamo un po' troppo salendo di livello, fra citazioni auliche e lingue sconosciute ai più.
Io, presa come un coniglio nella macchina da cucire, faccio un po' fatica a stare dietro a tutto. Cioè, essenzialmente, la mia vita è un'eterna corsa. O meglio rincorsa. Del bus, dell'orario di chiusura del supermercato, delle scadenze lavorative ed esistenziali...
Però adoro, quest'idea che qualcuno, per caso, magari stava pianificando una vacanza a Cuba, cercava l'hotel di cui sopra...e ha trovato noi. Per questo mi piace, il web.

E visto che siamo in tema di infanzia negata. Fra due giorni è il compleanno della patatina, chi?, la scimmietta, chi?, lo zuparicheddu, dai! Antonio, 3 anni e una vita vissuta pericolosamente.
Entro alla Giannino Stoppani, che come libreria è il paradiso di ogni bambino talpa che noi già fummo, e cerco.
Bello questo, chissà come deve suonare Gira la carta di De André in versione prescolare..
Poi però non prendo niente o quasi.
Perché.
Penso: 3 anni. Se nessuno glieli legge...
Penso: quando avevo la sua età, e fino a quando non ho padroneggiato la parola scritta, la mia nonna me le leggeva le storie. Anzi di più, me le registrava su cassetta, in modo che quando lei non c'era - cioè quasi mai - io potessi riascoltarle. Anzi di più ancora, me le disegnava le storie. Questo è il gatto, questa la casetta di marzapane, questo è il bimbo con le molliche di pane.
Mia nonna, la terza elementare e poi via andare che c'era da lavorare e poi c'era la guerra, l'occupazione polacca, poi tedesca e poi la ricostruzione.
Percui adesso che lei, classe 1924, ha perso un po' di smalto, sta quasi sempre in casa e le sue storie hanno perso un po' di interesse, a me piace lo stesso andare a trovarla. Anche se visto da fuori sembra strano.

Urge, mi sembra, un post a testa sul concetto di voler bene. Anche se forse tu le carte le hai già messe in tavola, senza troppo scoprirle però.
Bene, vuol dire che mi ci metterò anche io, che è già da un po' che ci penso.

Un'ultima cosa, e poi mi metto a far di conto. Diventare adulti, il brutto è che ci si abitua. Non c'è più nulla di difficile, le cose che si fanno sono più o meno sempre le stesse, e ci si abitua, si impara a farle, o più spesso si trovano delle scorciatoie, come quelle da tastiera.
Ecco, io ancora adulta adulta si vede che non sono: ogni volta che devo legare la bici come minimo mi si apre e rovescia per terra la borsa, mi si sporcano le dita, mi pesto un piede con la ruota, e poi magari la catena rimane aperta.
Per dire una delle cose più semplici che fronteggio chaque jour.
Figuriamoci il resto.

Buona giornata, splendore, e buona fortuna.

lunedì 25 giugno 2007

manovre a coda di gatto

(roma)

se stamattina il mio lettore mp3, a cui ho lasciato carta bianca sulla scelta della prima canzone da ascoltare appena svegli, avesse scelto, che so, capitan harlock, avrei semplicemente passato il resto della giornata a chiedermi come poteva, quella tipa senza bocca, passare le sue giornate a bere vino.

se non ci fossero 40 gradi all’ombra, sarei uscita a piedi.

se avessi avuto dei buoni insegnanti avrei imparato a guidare decentemente.

se fossi capace di voler bene non sarei spinta dall’ascolto di certe canzoni in inglese, che nemmeno capisco, a vagare in macchina.

se non piazzassero inutili cartelli segnaletici ogni mezzo metro la vita di chi non sa guidare sarebbe migliore.

il mio punto di vista: ma in fondo ho fatto la denuncia di smarrimento. è come se, no? cioè, so che non è lo stesso che andare in motorizzazione, fare ore di fila, pagare due bollettini, rifare ore di fila, ma in fondo ho segnalato il problema, no? vale lo stesso, no?
il punto di vista dell'uomo in divisa: no.
il mio punto di vista: ma se non posso guidare non posso arrivare fino alla motorizzazione che sta in culo alla luna, e se non posso arrivare fino alla motorizzazione non posso fare il duplicato del libretto, e se non posso fare il duplicato del libretto non posso guidare. è un gatto che si morde la coda.
il punto di vista dell'uomo in divisa: cane.

il punto di vista di catullo: quod amantem iniuria talis cogit amare magis, sed bene velle minus.

il punto di vista di mojave: whose smile do you ride on, when you're walking alone? and whom do you think of , when the night is your home?

il punto di vista di google: siamo state tanate, pennuta. per colpa di un TUO commento e della TUA scelta di nomare il blog in spagnolo. questo fa sì che un argentino commenti su un blog in italiano con un nome spagnolo un post con titolo in giapponese. hai un aulin?

domenica 24 giugno 2007

ばんざい!

ce l’ho fatta!
aveva ragione lui, e io sono un’idiota!

嬉しいいいいい!!!
mai dubitare del proprio mac. sempre di se stessi, mai del mac.
またね!
(ばんざい!)

とすると

(roma)

il giapponese è una lingua che sa essere, a volte, lievemente ostica. ho passato quattro anni a chiedermi quale aspetto fosse peggiore, tra una grammatica elaborata da schizofrenici, qualche migliaio di segnetti assurdi che hanno fatto scempio della mia miopia, e la comprensione all’ascolto di gente che sembra sempre ti stia mandando a cagare, anche quando dice ciao come stai.

ora, ho capito. la cosa peggiore del giapponese è cercare di convincere il mac a usare le font. ce le ha, lo ammette candidamente. ne ha di quattro tipi diversi, addirittura. ma non è disposto a usarle in word. è disposto a farne qualsiasi altra cosa: esportarle nella lavatrice, nella caldaia, prestarle alla vicina di casa, farci giocare il gatto, tutto, ma usarle per scrivere, mai. posso inserire un carattere alla volta, se voglio, andandomelo a scegliere nello spazio apposito. tempo medio impiegato per scrivere due righe: mezz’ora.

(perché, maremma suina, perché?)

dopo giorni di tentativi disperati, quello che ho ottenuto, stamattina, è stata la misteriosa e inspiegabile comparsa di un’icona in alto a destra, tra il volume e la batteria, con la bandiera italiana: se ci clicki sopra, il mac ti informa che stai scrivendo in italiano.

cioè.

sfotte pure.

comunque, ostica o no, questa lingua a volte ha le sue magie. la mia preferita è to suru to. la formula che serve a giocare. la traduzione sarebbe, facciamo che. facciamo finta che. tipo: i bambini che giocano e dicono, facciamo che io sono il cavaliere e tu il mago. ecco, quello è to suru to.

io passo buona parte delle mie giornate in modalità to suru to. credo di aver passato la maggior parte della mia vita, in modalità to suru to.

viene meglio con sottofondo musicale, soprattutto con gli auricolari. viene bene anche in autobus. senza auricolari. ma seduti.

lo fate tutti, penso. solo che non sapevate come si faceva in giapponese.

così.

venerdì 22 giugno 2007

giochi per diconigli (da 0 a 32 anni)

(roma)

ed eri molto emozionato, ieri sera, e l’ho sentita, la voce, tremare. l’entusiasmo di un bambino a cui hanno regalato il gioco più bello del mondo.

ecco chi sei, tu, a volte. un bambino.

miss tadpole ha ormai quattro anni. io ero lì il giorno in cui è nata, ero lì quando diceva le prime sillabe, quando faceva i primi mezzi passi, quando imparava a giocare. le ho insegnato io a giocare, me la tenevo sulle ginocchia, e giocavamo e lei rideva.

le piace quando disegno per lei. dice che i miei disegni sono i più belli del mondo. mi piacerebbe, ma non è vero. io non so disegnare. io so giocare. io amo sedermi per terra nella sua stanzetta e regalarmi qualche ora di pace, chiudere fuori il mondo degli adulti e intavolare serie discussioni sul fiocco che devo disegnare in testa al gatto, e sulla stanza che devo inventare per un suo ipotetico fratellino. i bambini sono serissimi, quando giocano. molto più seri degli adulti. il primo disegno che le ho regalato l’ha fatta impazzire. l’ha voluto con sé quando è andata a dormire. ha preteso dalla madre che io stazionassi a casa loro tutte le sere, per sempre, per disegnare per lei.

e a me, ovvio, ha fatto piacere. ma in realtà mi ha anche messo tristezza. perché questo vuol dire che nessuno disegna mai per lei. che nessuno sa davvero giocare con lei. perché i miei disegni non sono i più belli del mondo. sono pieni di amore e di pazienza e di voglia di farla felice, ma io non so disegnare.

e non sono io che dovrei disegnare per lei.

non sappiamo prenderci cura delle persone che amiamo. facciamo del nostro meglio, cerchiamo di garantire loro un tetto, del cibo, dei vestiti, un’istruzione, dei giocattoli, se sono bambini; cinema, ristoranti, vacanze, dei libri, un profumo amato e costoso, se sono adulti.

ma quante volte, quando amiamo qualcuno, riusciamo davvero a fargli tremare la voce, a farlo andare a dormire abbracciato al nostro disegno, a farlo sentire, in quanto unico, il legittimo destinatario di una cosa unica?

vorrei aver amato meglio, nella mia vita. non di più, perché so che ho amato oltre i confini di tutto. ma meglio.

giovedì 21 giugno 2007

arrivederci amore ciao

(roma)

il caldo ha un odore, così come la pioggia. così come certa luce. questa notte ho fatto una cosa stupida, ma si sa che d’estate le persone impazziscono più facilmente. non so nemmeno se era luna piena. ma so che c’entrava, la luna.

faccio confusione tra passato e presente, e questo è sempre stato un problema. e sono ossessionata dai deja vu.

38 gradi, il sole a picco, non piove mai, non tira vento. stamattina, quando sono uscita, c’era la stessa luce di quando da piccola arrivavo presto in spiaggia.

il sole a picco. la luna a picco. le persone continuano ad andarsene senza salutare.

holden:
se me ne restavo lì era perché cercavo di provare il senso di una specie di addio. voglio dire che ho lasciato scuole e posti senza nemmeno sapere che li stavo lasciando. è una cosa che odio. che l'addio sia triste o brutto non me ne importa niente, ma quando lascio un posto mi piace saperlo, che lo sto lasciando. se no, ti senti ancora peggio.

io:
mai dire addio a qualcuno. sempre arrivederci.
la gente che si dice ciao poi magari non si sente più per anni. addirittura muore, nel frattempo, come se niente fosse. la gente che si dice addio, invece. chi dice addio è inaffidabile.

holden:
hai capito dove vanno le anatre quando il lago gela?

io:
no. ma ci sto lavorando.

mercoledì 20 giugno 2007

Il primo commento non si scorda mai...

Mia cara,

se è per questo io da tempo ho in mente di scrivere:
- che le trans-itate in molti casi, ma non tutti, sono uomini con le tette. Cioè rispecchiano perfettamente la tipica affermazione maschile "se avessi le tette starei tutto il giorno a toccarmele";
- che la distimia è una brutta roba;
- che se il genio della lampada me lo chiedesse, sicuramente uno dei miei 3 desideri sarebbe: voglio sapere cosa pensano di me le persone che mi conoscono;
- che anche se li faccio lo stesso (quasi sempre) i lavori domestici sappiano che li odio, detesto, schifo e maledico;
- che sto studiando per l'esame di teoria e tecnica del linguaggio giornalistico, avrei intenzione di fare una tesina su "Giudizio universale", ma non ho una tesi da argomentare:help! Se vuoi in cambio ti spiego cosa sono ratei e risconti;
- che anche io ho intenzione di comprare un bel mac, che ho anche scoperto il perché della mela rosicchiata;
- che colui che tutto puote attualmente non puote, che sta sciappinando dietro a un sacco di progetti (una volta tanto retribuiti), che poi è anche il motivo per cui non ho scritto ultimamente (occupazione permanente del pc), ed anche la causa principale della decisione di cui sopra;

Ecco. Tutto qua.

E aggiungi ai link il blog di questo principe azzurro della second life dei miei zebedei. Si vede che fa caldo e sono un po' nervosa?!?

martedì 19 giugno 2007

ah, l'amour...

(roma)

volevo, nell'ordine:

- scrivere un commento sul tuo post sull'amicizia
- annunciare al mondo che ho un nuovo macbook
- esprimermi sui tempi che cambiano e le compilation in mp3
- chiederti di chiedere a colui che su questo blog tutto puote, se gli va di iniziare a ristrutturare gli altri piani dell'albergo

però nel frattempo mi sono innamorata.
che cosa imbarazzante.
di un blog.
ti tradisco con un altro blog, ebbene sì.
vabbè, non del blog, ma di colui che su quel blog scrive.
un genio.

è l'uomo della mia vita, pennuta.

comunque.

una volta esistevano le cassette, e le compilation per fare colpo su qualcuno potevano essere di 46, 60, 90 minuti. poi, abbiamo iniziato a masterizzare i cd, e in genere avevamo a disposizione 14 brani per trafiggere il cuore del disgraziato di turno. ora, con gli mp3, ti arrivano minimo cento canzoni per volta fra capo e collo.
secondo me, non vale.
ci si deve impegnare. le si deve scegliere una per una, le canzoni. e farsi un mazzo così per dire un mucchio di cose, in 14 brani massimo.
non vale, 'sta roba degli mp3. altro che leggi antipirateria. se i nostri politici avessero un minimo residuo di romanticismo e buon senso, farebbero una legge che permette di scaricare tutto lo scaricabile, ma OBBLIGA tassativamente, se ci stai provando con qualcuno, a non fare compilation che superino i 14 brani.
torno sull'altro blog.
ah, l'amour ai tempi di splinder.

lunedì 11 giugno 2007

Dove sono i sette colli?

(roma)


Alla fine se ne è andato. Senza visitare trastevere, perché dopo giorni di febbrili studi e consultazioni, gli intelligentissimi uomini degli apparati di sicurezza di due stati, armati dei più sofisticati strumenti, hanno fatto la clamorosa scoperta che la macchina presidenziale era troppo larga per passare nei vicoli del rione. Una cosa che avrebbe potuto spiegare in 5 minuti qualsiasi vecchietta trasteverina armata di un metro da sarta.


La signora Laura Bush, mentre ammirava la città dall'alto del Torrino del Quirinale (il palazzo che porta il nome del COLLE su cui è stato costruito), ha chiesto alla signora Napolitano dove fossero i 7 colli.


L'uomo potente se ne è andato e se ne sono andati i pacifici e pacifisti manifestanti che lo hanno seguito fin qui; tra cui qualche gruppetto di più pacifisti che pacifici, che hanno pacificamente sfondato vetrine, dato fuoco a cassonetti, preso a calci macchine, divelto sampietrini per tirarli addosso ai poliziotti.

Quando andavo al liceo e si manifestava contro la guerra del golfo, l'altra, distribuivamo volantini con la foto di francesca, V A, che offriva un fiore a un celerino. Ma mi rendo conto che un sampietrino dura di più, non ha bisogno di acqua ed è sicuramente più caratteristico.


Molto bello l'incipit del pezzo in cronaca di Lodoli: “L'imperturbabilità e l'impermanenza sono i due grandi pilastri della cultura buddista: ma sembra quasi che Gautama Siddharta sia nato qui a Roma e abbia imparato quasi tutto nei nostri bar. 'E che ce voi fa, ieri c'era George Clooney, oggi tocca a Bush, poi arriverà Brad Pitt, e poi toccherà a qualcun altro. Arrivano, fanno il giro delle sette chiese e se ne rivanno, e chi s'è visto s'è visto. Per loro magari è importante, ma a noi non ci cambia proprio niente', dice un signore inzuppando con somma indifferenza il cornetto nel suo cappuccino”.


Ma ancora più bello il finale: “Tutto sommato è meglio quando arriva George Clooney con il suo filmetto commerciale e i paparazzi al seguito. La nostra città digerisce tutto in fretta, è vero, ma qualche volta le cose si piazzano sullo stomaco e danno i crampi e una leggera nausea”.


venerdì 8 giugno 2007

Tronchetti dell'infelicità

(roma)


Mentre tu investivi volpi morte sulla via emilia (un netto miglioramento rispetto a quando investivi conigli vivi, e lo so, non ricominciamo, non l'hai preso, non s'è fatto niente, ho visto male io...) io guardavo un'amena puntata di Annozero, sulla Pirelli. Me, quello che mi ha sempre fregata, nella vita, è l'amore. E io qui lo dichiaro a chiare lettere: sono innamorata.

Di Marco Travaglio.

(paura, eh?)


Ogni giovedì sera io accendo su rai2, e non mi importa del tema della puntata; semplicemente mi arrotolo sulla poltrona col mio bicchiere di vino e le mie sigarette e un libro, e aspetto paziente che lui parli. Poi spengo. Stasera il tema era Pirelli-Telecom. C'erano immagini di Milano, e palazzi scuri e proprio neri, e tram. Dopo mezz'ora hanno intervistato uno dei 40mila dipendenti Telecom che negli ultimi anni hanno perso il loro lavoro, che è stato dimissionato da un responsabile risorse umane Pirelli. Quando la giornalista gli ha chiesto se ricordava l'aspetto di quel responsabile Pirelli, io ho tolto l'audio. Poi mi sono alzata, ho riordinato due scaffali della libreria, sono andata in cucina, ho preso la bottiglia, sono tornata davanti al televisore, ho rimesso l'audio, e ho ripreso a leggere il mio libro.


Molto perplessa sul fatto che un responsabile possa ritenersi deresponsabilizzato. E' un po' come l'arcivescovo di costantinopoli che si disarcivescovicostantinopolizza.


Domani arriva quel tizio e chiudono scuole, negozi, spazi aerei, pub, strade, persino la galleria colonna. A trastevere faranno un tunnel temporaneo per il suo passaggio. A campo de' fiori gli studenti andranno a lanciarsi gavettoni, come si usa l'ultimo giorno di scuola.

Lo so che è infantile dirlo, e anche pensarlo, ma lo dico lo stesso. Non ce lo voglio. Questa città è casa mia, a trastevere conservo tanti ricordi importanti; dovrei essere consultata anch'io, prima di invitare gente che fa casino, mette tutto a soqquadro, mi crea problemi nel condominio, si sdraia con le scarpe sul divano, butta la cenere per terra. Mi dà fastidio. Mi disturba.

Mi fa schifo.

E poi chi lava?


p.s. Mia adorabile pennuta... quando ho chiesto di non parlare più di begli occhietti spenti, non era una richiesta con valore retroattivo. E poi non vale modificare i post. E poi è tutto valido allenamento per sopravvivere nella realtà senza il comando melazeta.

Comunque, la prossima volta che fai l'emilia avverto la protezione animali.

martedì 5 giugno 2007

Lampioni ad acqua

(roma)

Davanti alla finestra della mia camera da letto c'è un lampione. Di notte filtra luce arancione tra le fessure della serranda, e a me piace. Mia personale luce da comodino. A volte mi siedo sul letto e fumo nel silenzio arancione della notte. A volte mi ricordo di una donna in piedi davanti a una finestra che dà sul fiume, in una strana, grande stanza, e di un uomo dietro di lei che le dà il buongiorno dal vano di una porta. I lampioni hanno un loro perché, nella vita delle persone.

Ieri sarei dovuta andare, con la p&c srl, a comprare un paio di manette tigrate – non mie, vostro onore, è una lunga storia, le devo regalare e comunque non verranno mai usate con me, pena l'istantanea implosione di piazza del Duomo, minimo. Invece siamo finiti in un negozio di giocattoli, quando si dice il contrappasso, a cercare pistole e fucili ad acqua.

Sabato un uomo importante varcherà l'oceano appositamente per venire a bloccare il traffico dell'urbe. Lo porteranno a spasso, come si fa coi turisti mordi e fuggi, nei posti da guida turistica: ecco, uomo potente che hai attraversato l'atlantico, questo è il quirinale, qui c'è palazzo chigi, quello è il vaticano e il tipo vestito di bianco si chiama papa. Poi, fatto sconcertante, lo porteranno a trastevere. Cosa ci farà mai l'uomo potente nei vicoli di trastevere? Sono troppo piccoli e stretti per lui, e non mi dà l'idea, a guardarlo, di essere uno che gioca con l'acqua che scende dalle grondaie, né si fermerà sotto il portico di una chiesa a parlare di vento, né si perderà nel freddo di una grande piazza.

Noi, comunque, in suo onore, si va fuori città a giocare alla guerra con le pistole ad acqua. Anche se, da che cinema è cinema, se un uomo con la pistola incontra un uomo con il fucile, l'uomo con la pistola è un uomo morto.

sabato 2 giugno 2007

Concerti di ex, messaggi di ex, ex

(roma)

Il bellissimo concerto di mercoledì sera, dicevamo: belle le canzoni, bello il locale, bella la compagnia al mio tavolo, composta dal trio della pazzi&cretini srl. Giusto un paio di inconvenienti: primo, era il concerto del mio ex, il mio ex storico, il dio dei miei vent’anni, quindi il mio tavolo galleggiava, isola felice ma un po’ preoccupata, in un mare di tavoli occupati da gente che, o non volevo rivedere io, o non voleva rivedere me. Secondo, a dieci minuti dall’inizio del concerto, mentre la pazzi&cretini srl, adeguatamente riempita di birra, brindava all’incoerenza, parlava di sogni e si dava prove di amicizia di quelle che commuovono pure noi cinici bastardi, il mio cellulare ha fatto bip. Sms. Di un ex, quello noto alle cronache, anche bolognesi, come il Poeta P, che avevo molto faticosamente espulso dalla mia vita a ottobre, come ricorderai. Ora, già un ex da affrontare è una roba snervante. Due insieme sono improponibili. Se si tratta del primo e dell’ultimo, poi, è pura sfiga.
Gravi interrogativi agitano i miei due neuroni. Perché, otto anni dopo che sono stata lasciata per una tizia che assomiglia a una mucca e che va ai concerti vestita in tailleur bianco, la suddetta mucca ancora mi guarda male? A parte che quella cornuta e mazziata all’epoca fui io; a parte che sono passati otto anni; ma soprattutto: hai attraversato tutta Roma per andare a un concerto, e allora guarda il concerto, non guardare me, cretina.
Perché una fa tanta fatica per liberarsi di un uomo, viaggia per mezza Italia, addirittura scrive romanzi, e il tutto deve essere vanificato in un minuto da un sms? Tutto ciò mi dà diritto a una tariffa speciale da parte della Tim?
Però sono stata bene, pennuta, nonostante tutto. Guardavo il dio sul palco, ed ero così fiera di lui, orgogliosa, felice e illuminata, e ho capito che, per quanto sia uno dei due peggiori soggetti con cui abbia avuto a che fare, io gli voglio un bene che a nessun altro al mondo, mai. Riguardo all’altro peggiore soggetto, nelle 48 ore successive al suo sms, sono stata devastata da un doposbronza terrificante, ho rischiato di passare la notte al parcheggio Ikea perché si era scaricata la batteria, ho urlato contro la mia vicina di casa che ora mi odia, mi si è bloccata la schiena, ho litigato con un amico per colpa sua. Beh, considerato che l’ultima volta che avevo avuto a che fare con lui ho rischiato di morire per l’esplosione di una gomma, considerato che il giorno che gli ho detto ti amo per la prima volta, un tizio mi ha spaccato un labbro, considerato che l’ultima volta che abbiamo dormito insieme lui nel sonno mi ha tirato una testata che quasi mi ammazzava, considerato tutto questo, io direi che stiamo facendo notevolissimi passi avanti. Ah, sì. Come diceva quel pugile, se lo ammazzo vado pari.

venerdì 1 giugno 2007

senza diritti su nessuno

(roma)

pennuta. è notte fonda, anche se l'orologio starato di questo blog ti darà qualche orario falso. sono stata finora a fare pulizie in cantina, a prendere cose appartenute ad un altro, rinchiuderle in grandi scatoloni, rispedirle al proprietario. dovrei dare fuoco a una maglietta e un paio di boxer per completare l'opera, ma sono troppo stanca.

e intossicata.

mi muovo nei corridoi di una clinica moscovita, cercando di non fare rumore. ci sono finestre che si aprono nonostante le sicure, e sbarre a delineare una gabbia nemmeno tanto dorata.

tempo fa ho sognato che il ladro di ricordi veniva a portare via dalla mia casa tutti i regali, la memoria e i sentimenti. è tornato indietro a riportare la sua merce avariata, a quanto pare.

hai visto io e annie, vero? che ti sembra della gente che guarda tristemente le aragoste scappare?

ah, miss. benvenuta. che non ti aspettavo prima di un altro mese, come minimo, e invece ci stai prendendo gusto anche tu. c'è chi scrive solo per respirare, e c'è chi prima respira e poi scrive.

io ogni tanto soffoco, questo è chiaro. tu respira per tutte e due.
ma non parliamo più di begli occhietti spenti, per favore, che qui si spalancano dighe che non sai.

quello che mi soffoca è il non riuscire mai a spiegarlo, né quando lo racconto né quando lo scrivo, cosa voglia dire incontrare qualcuno che è la tua perfetta copia, pur essendo il tuo negativo. e pur diventando, con gli anni, il negativo di se stesso. le persone mi chiedono di idee, sentimenti, modi di pensare parlare scrivere fare, e non capiscono che non è niente di tutto questo, e non lo capiscono perché io non lo so spiegare. così, quando provo a cercare di raccontare in che modo sono rimasta sola, pur non essendolo affatto, non c'è verso che qualcuno mi segua.
ormai non mi seguo più nemmeno io.
quindi penso che smetterò di inscatolare, non darò fuoco a nulla, cambierò finalmente le impostazioni di orario e commenti, e me ne andrò a dormire.
e domani ti racconterò del bellissimo concerto di ieri, dei miei amici della pazzi&cretini srl, di un sms inopportuno, di un coniglio chiacchierone. perché domani andrà già meglio. io credo.