lunedì 28 luglio 2008

don't panic

(roma)

gatto, il bastone della pioggia, l’albero di natale nano, la cyclettattaccapanni, la poltrona verde ed io (feat. il cuscino del divano) ci siamo riuniti e abbiamo analizzato la situazione.
la frase “potrebbe andare peggio” secondo noi ci porta sfiga: è noto che se una cosa può andare peggio, lo farà. “in fondo non va poi così male” ci provoca reazioni che variano, a seconda dell’umore del momento, da un attacco di risate a un attacco di gastrite. anche “su, su, andrà meglio” non ci convince del tutto, chissà perché, sarà quella faccenda del pessimismo comico. “la fortuna è cieca ma la sfiga ci vede benissimo” già la troviamo più adatta, ma è anche vero che non è che ci migliori il morale un granché. quella storia del “se c’è soluzione di che ti preoccupi se non c’è soluzione di che ti preoccupi” abbiamo provato per giorni a introiettarla, ma si deve essere incastrata e abbiamo dovuto estroiettarla per non soffocare.
alla fine abbiamo votato all’unanimità per “don’t panic”. certo, ci torna sempre in mente quella scena dell’aereo più pazzo del mondo in cui dopo un po’ compare la scritta “ok, panic”; ma a quel punto muoviamo la bacchetta magica scandendo “riddikulus”.
poi al limite si tira qualche sana normale bestemmia e ci si stappa una birra, eh.

venerdì 25 luglio 2008

menomale che ci sono le amiche

(roma, seratina allegra al quartiere-paese)

s. – e quindi spero che mi operino in day hospital...
c – day hospital? ma non se ne parla proprio!
b – infatti non credo proprio.
c – una mia amica ha fatto lo stesso intervento che devi fare tu e l’hanno ricoverata per una settimana!
s. – una sett....?
c – sì sì, una settimana. sarai ricoverata una settimana. minimo.
b – calcola che devono farti tutte le analisi...
c – l’anestesia totale...
b – le complicazioni...
c – poi a parte l’intervento l’anestesia in sé non è mica uno scherzo! si muore, eh!
s. – una sett....?
b – sai anche qual è il suo problema?
s. – suo di chi?
b – che vive da sola.
s. – mio?
c – ma certo! metti che si sente male prima dell’intervento, che poi con la lista d’attesa che c’è!
s. – dite a me?
b – è quello che dico io. sta da sola, e se si sente male?
s. – (sono diventata invisibile. evviva! un superpotere!)
b – come l’altra volta quando si è fatta male, è stata fortunata che c’ero io a roma, ma metti che quel sabato ero partita?
c – ma infatti! io ad esempio non c’ero, ero partita!
b – e metti che non riusciva a raggiungere il telefono e chiamarmi?
s. – non so, sarei passata alla storia come la prima persona al mondo uccisa da una microfrattura a un piede?
b – tesò, devi avere sempre il telefono a portata di mano.
s. – potrei appendermelo al collo come i campanacci delle mucche.
b – brava! ti compro una di quelle cordicelle che servono per tenere il cellulare attaccato al collo.
s. – non sei iscritta al club degli amanti del sarcasmo, vero?
c – poi naturalmente in ospedale ti accompagniamo noi.
s. – se volete direttamente noleggiare un carro da morto...
b – visto che sei da sola. se solo tu vivessi con un uomo, eh.
s. – certo, le solide basi di una convivenza. chi non si pone il problema di andare a vivere con un uomo perché un giorno potrebbe succedere che essendo in lista d’attesa per un intervento e sentendosi male e non avendo un cellulare appeso al collo ed essendo partite le sue amiche e...

giovedì 24 luglio 2008

cosmic nastrinos

(roma)

ieri sera ho tolto la sicura a una granata e l’ho tirata in una polveriera. poi me ne sono andata tranquilla ad aspettare il botto, previsto da lì a 12 ore (è una granata mia, quindi anche le sue azioni sono governate dal grande spirito del bradipo), partecipando a un torneo notturno di scala 40 insieme al bastone della pioggia, all’albero di natale nano e alla cyclettattaccapanni.
il bastone della pioggia e la cyclettaccapanni, che di recente hanno riletto cosmic bandidos, hanno iniziato una discussione su robert e le sue granate. sostengono che dovrei prendere esempio da lui, che esce indenne da ogni esplosione; mentre io ogni volta che tiro una granata praticamente me la faccio esplodere in faccia. l’albero di natale nano ha fatto presente che sia io sia robert otteniamo esattamente quello che vogliamo: lui ne vuole uscire indenne, io voglio proprio che mi esploda addosso. l’ho guardato malissimo, ho chiuso di mano e gli ho fatto pagare 200.
poi, all’alba, sono andata dalla pecora a porre la grande domanda. la pecora mi ha fissata e ha detto:
- non puoi tagliare un nastrino colorato che non esiste.
- veramente pensavo che la risposta fosse 42 – ho obbiettato.
- non puoi tagliare 42 nastrini colorati che non esistono.
- avrei un’altra domanda.
- sentiamo.
- sai che è stato detto, se c’è una soluzione, perché ti preoccupi? se non c’è una soluzione, perché ti preoccupi?
- beh?
- e se non sai se la soluzione c’è o non c’è?
- come al solito non hai capito niente.
come al solito è verissimo. mentre tornavo a casa mi è arrivato un dispaccio che diceva che la mia granata è scomparsa in un varco spazio-temporale. ma non c’è di che preoccuparsi: quale sia lo spazio, quale sia il tempo, quel varco punta dritto addosso a me.

sabato 19 luglio 2008

dell’utilità del tn25spruff

(roma)

vago per casa cercando di ricordarmi in quale cassetto ho chiuso il senso dell’umorismo, quando vedo una scatola muoversi saltellando in soggiorno. penso che sia il solito virus alieno che colpisce ogni oggetto che entra in questo appartamento (tempo poche ore e parlano e si muovono da soli) finché non mi accorgo che da un buco nel cartone spunta una coda. do un’occhiata del tipo “che diamine stai facendo?” all’inquilino della scatola, che mi risponde con un’occhiata del tipo “perché, non hai mai visto un gatto sistemarsi in una scatola e poi farla muovere saltellando per casa?”. no.
del mio senso dell’umorismo non c’è traccia nemmeno nel ripostiglio. credo che in parte dipenda dal fatto che, su due gambe che mi sono state fornite da madre natura, al momento una funziona male e l’altra peggio; e che qualsiasi richiesta di lavoro io faccia, spaziando da commessa in libreria a responsabile del settore comunicazione di un pianeta vicino a betelgeuse, non venga nemmeno respinta, ma semplicemente risucchiata in un buco nero che funziona come porta temporale che sbuca direttamente nella preistoria, quando la scrittura non era ancora stata inventata e quindi nessuno è in grado di leggere il mio curriculum.
mi pongo serie domande sui rischi connessi ai viaggi nel tempo. sono anni che mi chiedo chi sia l’idiota che abbia dato il via alla moda di inserire il termine “proattivo” negli annunci di lavoro e nelle relative risposte. mi guardo allo specchio e mi viene un orribile dubbio.
decido di usare il trova-sostituisci e cambio tutti i proattivo proattiva proattivamente, con quando tra qualche annetto vi verrà in mente di inventare i responsabili risorse umane (1), ricordatevi che il motivo per cui li avete progettati è solo e unicamente quello di testare il nuovo smaterializzatore cellulare di ultima generazione tn25spruff (2).

(1) ogni allusione a responsabili risorse umane che conosco è casuale; finché qualcuno non si deciderà ad assumermi i post di questo tenore saranno parecchi, e non è che ogni volta possa stare a pormi il problema che.
(2) niente, mi piaceva l’idea di mettere un’altra nota.

lunedì 14 luglio 2008

ai confini della galassia, e oltre

(bologna)

grazie, troppo buoni.
il viaggio spazio-temporale nel quadrante z mi ha rovesciato come un calzino.
se mi avessero picchiato ininterrottamente per tutto il week-end con un bastone nodoso credo starei sensibilmente meglio.
ma se lo avessero fatto con un punzone elettrificato credo che starei sensibilmente peggio.
quindi.
sono andata.
ho testimoniato di fronte a quello che era evidentemente un finto prete interpretato da un caratterista con ambizioni registiche, che prima ha cazziato un bambino che aveva portato un palloncino in chiesa e poi al momento della firma del libro mi fa:se mentre firmi ti alzi un po', guardi in camera e sorridi vedi che la foto viene meglio. segue mio sguardo allibito.
sono tornata.
Fra i più cari ricordi di questa bella trasferta-kamikaze conserverò: acqua-caffé-giornale-lenzuola di vero cotone offertici dalla gentile compagnie de wagon-lits all'andata, lo stupore di fronte ai miei capelli che si fanno arricciare in graziosi boccoli, tutte le mise delle ciancianti dame intervenute al lieto evento, il "mueve la colita sìsìsì" ballato con mio nipote, il trenino con il sosia di bernardo provenzano, la macchina delle bolle di sapone, e infine il ritardo di due ore dell'eurostar lamezia-roma che ci ha fatto perdere la coincidenza a roma, regalandoci altre 3 ore circa di viaggio da farsi comodamente in piedi davanti ai cessi di prima classe. che chiccheria.

Bilancio del week-end: 48 ore totali di cui 22 circa di viaggio, 3 di preparazione psico-fisica alla cerimonia, 1 di messa, 4 di cena, 4 di attesa degli sposi tra una fase e l'altra del tour nuziale casa dello sposo-casa della sposa-chiesa-ristorante fuori-ristorante dentro-ristorante fuori-fila per le bomboniere.

e per favore non mi chiedete neanche perché non siamo andati in aereo.

quasi dimenticavo: al momento del lancio del bouquet mi sono ben guardata dall'unirmi alla folla delle sgomitanti. solo che l'animatrice della serata ha chiamato ad una ad una tutte le donne single intervenute (forse esiste una lista pubblica, tipo quella dei cattivi pagatori, ho pensato). insomma alla fine mancavo solo io. mi ha chiamato di nuovo, un paio di volte. tutti si sono voltati verso di me. e io ho dovuto urlare (cerco sempre di adeguarmi ai costumi dei luoghi che visito): "no, no, grazie" e la zia di cla, sbigottita: "perché?" e io, bella come il sole: "e poi se lo prendo?!?"
lo so, lo so, sei fiera di me...

questa nave stellare si autodistruggerà fra

(roma, quadrante non mi ricordo della galassia)

mi è arrivata una mail dal mio organismo, in cui, con tono parecchio irritato, mi si ricorda che il processo di autodistruzione deve essere autorizzato da tre ufficiali superiori. quindi dovrei smetterla di fare cose cretine tipo prendermi la bronchite a luglio, avvelenarmi con roba molto carina e colorata comprata al discount e rompermi qualche osso nei momenti in cui mi annoio. mi è stato altresì ricordato che si disapprovano anche altri comportamenti del tutto contrari al regolamento della federazione stellare, quali fumare troppo, bere troppo, mangiare troppo poco e considerare lo sport una sorta di buffo e affascinante reality show che viene trasmesso in tv, ma che occasionalmente può anche essere seguito dal vivo, in cui gente strana compie movimenti strani che il grande spirito del bradipo che governa il mio sistema motorio non farebbe mai.
ho scritto una mail di risposta parecchio irritata anch’io, in cui chiedevo, di grazia, che mi venisse specificato quali dovrebbero essere gli altri due ufficiali superiori, e in cui proibivo categoricamente che si debordasse sul religioso, il filosofico e il metafisico. quindi ho avuto un’illuminazione mistica su star trek. mi è apparso chiaro che, così come i romulani sarebbero i cinesi, i klingon i sovietici e i vulcaniani i giapponesi (e quei cosi con le orecchie buffe di cui non ricordo il nome gli arabi), allo stesso modo i tre ufficiali superiori che sovrintendono all’autodistruzione rappresentano la logica, il pathos e
e?
mai che riesca ad avere un’illuminazione mistica completa, io.
il più grande operatore di telefonia liquida solida e gassosa dei multiversi mi ha di nuovo bloccato la posta in uscita, sostenendo che si tratti di spam. inizia a venirmi il dubbio che abbia ragione lui.
comunque, grazie agli studi che porto avanti ormai da sei anni, ho elaborato una teoria. i maya sostenevano che la fine del mondo sarebbe datata maggio 2012. io, conoscendo una certa personcina e gli effetti devastanti del suo compleanno sull’equilibrio di almeno un paio di multiversi, sposterei la data di un paio di mesi. ho quattro anni per farmi fuori da sola senza interventi esterni. si deve darmi atto che ce la sto mettendo tutta.
col consueto ritardo, congratulazioni per essere stata messa al mondo contro la tua volontà e per essere ulteriormente invecchiata, mia adorabile pennuta.

mercoledì 9 luglio 2008

ovina saggezza

(roma, angolo sperduto del quartiere-paese)

sono uscita e sono andata di nuovo dalla pecora. la pecora è una pecora. lo so che ho l’abitudine di dare soprannomi alle mie amiche, la pennuta, la rana, poi uno legge la pecora e pensa che sia chissà chi. è proprio una pecora. vive in un angolo che non conoscevo del quartiere-paese. me la sono trovata davanti un giorno mentre andavo in perlustrazione; poi, quando sono tornata a trovarla, mi ha dato dei buoni consigli. insomma, se murakami può parlare con un uomo-pecora in ben due romanzi, io potrò passare qualche minuto a parlare con una pecora-pecora. così non sto sempre a discutere col bastone della pioggia o con l’albero di natale nano.
oggi mi ha guardata e mi ha chiesto, beh? e io le ho spiegato tutto, nei limiti in cui riuscivo a spiegare, nei limiti in cui riuscivo a capire. e lei mi ha scrutata con quella sua faccia un po’ perplessa un po’ seccata, e mi ha rimproverata:
- cosa ti avevo detto, io?
- di stare all’ombra - rispondo.
- e poi?
- che gli esseri umani sono stupidi perché stanno al sole.
- e poi?
- di bloccare cuore e mente fino a domani.
- ed è domani, oggi?
- no, oggi è indiscutibilmente oggi, ma tu domani me l’avevi detto ier...
- e allora torna domani.
- ma ormai è oggi.
- non esiste l’ormai. potrei anche lanciarmi in una dotta disquisizione sul fatto che non esista nemmeno l’oggi, ma sei troppo stupida per capire.
che poi anche questo è verissimo.

lunedì 7 luglio 2008

mi cerchi, mi cerchi, alla fine mi trovi

(roma)

frase pennutesca che tradotta vuol dire: se ce la metti tutta per farmi incazzare, alla fine ci riesci. che, detto fra noi, non è per niente una buona idea.

mercoledì 2 luglio 2008

stazioni

(roma)

quelle piccole, dei paesi dove torni e il sole brucia. quelle piccolissime, dei quartieri-paese dove certe sere cerchi solo ombra e silenzio. quelle più grandi, di città dove vorresti andare a nasconderti adesso; dove vai a nasconderti quando stai così. quelle che non hai mai visto, di posti dove, viviamo qui per sempre, sì. quelle che ti piacciono, ma non si sa come, ti fai sempre male, lì, anche quando nemmeno ci sei.
quelle grandissime che conosci da una vita, che ci andavi a quattordici anni quando non sapevi dove andare; che hai continuato ad andarci anche dopo, e hai continuato anche a non sapere dove andare. quelle dove sei andata a prendere persone. quelle dove sei andata a restituirle. quelle dove, una volta però è successo davvero che il treno si è rotto, allora magari. quelle dove non atterrano gli ufi. quelle che di solito quando scendi le scale per prendere la metro vai in automatico e non ti perdi mai. quelle che invece stavolta ti sei persa. quelle che cerchi di concentrarti sugli altri che non ti sembra un buon momento per pensare a te. quelle piene di specchi in cui non ti vuoi guardare. quelle che hai paura dello spazio fra il treno e la banchina e se ti avvicini così tanto vuol dire proprio che. quelle che, sì, era lo stesso binario. quelle che il capotreno fischia e la porta si chiude e dietro però. quelle che in fondo di ritrovarti non avevi voglia. quelle che sei così felice e stai così male che stringi gli occhi e sorridi. quelle che poi indietreggi fino a una colonna e ti tiene su lei. quelle che quando scendi le scale c’è sempre la stessa canzone, quella in cui la fine non la scrivi mai tu.