lunedì 18 agosto 2008

solo, come si è soltanto nei sogni, dove ciò che fai non cambia il mondo.
(stefano benni)

giovedì 14 agosto 2008

nero in argento

(roma)

lo immagino come una specie di laboratorio di alchimisti. è pieno di ampolle e alambicchi e altri oggetti con nomi e forme strane. sta da qualche parte tra cuore e testa. prende alcuni sentimenti, il dolore, gli scatti di rabbia, la delusione delle aspettative sbagliate. li fa passare attraverso labirinti di cristallo. li pulisce, li lucida, li trasforma. toglie la patina di nero, toglie tutto quello che non serve. distilla. purifica.
è un processo complicato, brucia tantissima energia. logora gli strumenti, logora gli stessi alchimisti, se non funziona logora tutto, lo distrugge, lo fa esplodere.
se funziona, invece, crea l’argento. e si ricomincia da capo, ogni volta, sperando che funzioni sempre, che non vinca il nero.

sabato 9 agosto 2008

il kiribati!

(roma, kiribati)

il più bello tra quelli che hanno sfilato è senza dubbio il kiribati. il kiribati è il senso di tutto, è la risposta a tutto, secondo me in una qualche lingua galattica kiribati vuol dire 42.
ho scoperto ravanando su enciclopedie online che è un arcipelago, e se ne sta piazzato nell’oceano a farsi gli affari suoi. è difficile da raggiungere perché ci vanno solo due compagnie aeree locali, e a una delle due ogni tanto sequestrano l’aereo. che è l’unico della flotta, quindi è un problema. è una repubblica democratica, lo è sempre stata, da ancora prima che arrivassero gli occidentali a spiegargli cos’era una repubblica (e a invaderli, già che c’erano). il loro parlamento ha un nome bellissimo. vanno alle olimpiadi in tre, e se ne fregano dei discorsi sul medagliere. che a me tutti questi discorsi su quante medaglie vincerà chi mi innervosiscono, sempre a stare a guardare il guadagno, cosa ce ne viene, sempre a fare a gara. loro, no. non vinceranno niente e lo sanno. ci vanno per il motivo per cui ci si deve andare: perché a loro piace, quello che fanno. che è una cosa bellissima.
il kiribati è il senso del fare le cose anche se non te ne viene niente. il kiribati è il senso dell’amare qualcosa anche se non te ne viene niente. il kiribati è privo di anche se, in effetti. il kiribati ama quella cosa, quei tre sport, che non ho idea di quali siano? bene, il kiribati li ama, quindi li fa. tutto l’anno, in kiribati questi tre atleti giocano, che poi sarebbe carino se ogni tanto qualcuno si ricordasse che questo è lo sport, un gioco. poi arriva il momento che salgono su un qualche aereo, magari dissequestrato per l’occasione, e si fanno un viaggio lunghissimo, che a loro costa pure, solo per andare lì ed essere felici di quello sport che amano. non ottengono assolutamente niente, non vincono nessuna medaglia, ma stanno bene. vengono eliminati e se ne tornano a casa, sul loro aereo dissequestrato. e ricominciano a giocare.
e basta. senza pretendere, senza avvilirsi, senza.
chissà come fanno.
io dico a tutti che stai in kiribati.
e fossi in te ci andrei a nuoto, e lascerei perdere la flotta aerea locale.

it's time to say arrivederci

(bologna, ancora per poco)

stasera si parte.
non l'ho detto alla farnesina, ma qui sì.
noi si va in portogallo.
e si torna il 24.

ieri la mente-catta di Lamou ha boicottato la cerimonia di apertura delle olimpiadi, dormendo tutto il tempo dentro una sporta piena di giacconi invernali che giace lì in attesa di teletrasportarsi in tintoria (le liste d'attesa per il teletrasporto sono molto lunghe, da queste parti).

poi ha tentato di boicottare anche la nostra partenza, facendosi uscire delle inquietanti crosticine sulla pancia e le zampe. ma quest'anno non ce l'ha fatta.
il veterinario l'ha subito smascherata. figurati se non aveva anche gli sfoghi di pelle psicosomatici...

vabbé.
ci si vede.

nel caso diglielo tu a frattini dove siamo.
anzi no, fagli uno scherzo e digli che siamo a Saint Kitts e Nevis o in Dominica (almeno a questo le cerimonie di apertura delle olimpiadi servono. a parte che alcuni stati sono palesemente inventati, tipo santa lucia, ma chi l'ha mai sentita?!?)

venerdì 1 agosto 2008

on every street

(roma?)

quello che vuoi è la neve che cade ballando su un ponte; l’odore di ferro che ha la pioggia in qualsiasi città. quello che vedi sono fiocchi finti oltre una ringhiera e macchine stanche che sollevano onde.
quello che vuoi è un palazzo di cui non hai capito la forma e che immagini come un re di cui insegui la corte; quello che accetti è un angolo duro con una fermata del tram, il grigio del cemento e dell’acqua e della follia fuori campo.
quello che vuoi sono vento e fontane e note che riconosci da sempre; quello che hai è un luogo irreale in cui suonano musica blu.
quello che vuoi sono due ombre, e in ogni strada in cui cerchi non ne vedi nessuna.