domenica 27 settembre 2009

spalando nuvole

(roma)

fragili, importune, spietate compagne, le cose che non dici nemmeno a te stessa.

mercoledì 16 settembre 2009

presempio gatto dei compleanni se ne frega

(roma)

e ti svegli e ti guardi allo specchio ma non sembra ci sia nulla di nuovo, poi guardi meglio e scopri che hai i denti più bianchi e resti interdetta, che questo tra gli effetti collaterali dell’avere un anno di più nessuno l’aveva citato mai. e per il resto è tutto uguale, cambi l’acqua a gatto e metti su il caffè e lavi i piatti della sera prima e fai la doccia e ti concedi di speciale solo i tuoi calzini preferiti che sono a strisce orizzontali rosa chiaro rosa scuro fucsia viola, e la giacca militare perché l’hai già detto ma ha ragione morgan, che a volte l’unica è mettersi la giacca dell’anno scorso per riconoscersi e uscire. poi c’è la solita discesa e il solito traffico e il solito treno e le solite due metro e il solito cammino fino a dove lavori, e lì di insolito c’è che si è allagata la sala server e c’è stato un corto circuito e non funziona assolutamente nulla, nemmeno i telefoni. e ti viene da ridere che quando ha iniziato a fare caldissimo il server è morto causa caldo, adesso sono iniziate le piogge e il server è morto annegato, e quando gelerà ti immagini che il server morirà congelato e a primavera magari sarà il primo server a morire di allergia al polline. e tutti ti sorridono e ti fanno gli auguri e ti baciano e ti danno anche un regalino e all’improvviso hai la strana sensazione che ti abbiano in qualche modo adottata, e pensi che hanno capito che sei debole, non fragile, ma proprio fisicamente debole, e questo magari nemmeno ti va ma oggi decidi che per farsi nuovi problemi si può sempre rimandare a domani. e poi te ne vai che hai un appuntamento per pranzo, te ne vai mentre ti dicono che venerdì si va a festeggiare in un locale, e tu sorridi. festeggiate voi. festeggiatelo voi quest’anno che è stato ospedali analisi medici paura. ma poi in fondo mentre dondoli verso la metro pensi che è stato anche risvegliarsi e conoscere e mettersi in discussione dolorosamente ma va bene così. e questo senso di umiliazione, si può rimandare a domani anche questo, non è necessario pensarci proprio adesso che è esattamente questa la parola che ti è sfuggita per mesi, umiliazione, sentirsi umiliati dal proprio corpo. e ti pareva che proprio oggi dovevi finalmente riuscire a sintetizzarlo nella parola giusta. poi pranzate fuori e sei contenta che questo invito è stata una sorpresa e allora non ti dispiace essere qui e non a bologna che è il luogo che hai deputato al non pensare ai consuntivi di fine anno. poi nel pomeriggio altri auguri e altri regali e ti rendi conto che ne sei fuori, hai qualche secondo di scarto, la gente continua a telefonare a mandare sms a passare a dire auguri e tu hai sempre bisogno di un po’ di tempo per capire, auguri perché. la sera la passi a casa a lavorare. venerdì non ci vai a festeggiare. poi gatto ti si struscia contro e che giorno sia nato non lo sai, l’hai trovato in un tombino in una notte di pioggia che aveva forse un mese, ma non ve ne è mai importato niente. e comunque stasera piove ma ci sono divani e coperte al posto dei tombini e a pranzo hai detto che ce la fai e ci credi davvero, ce la fai.

domenica 13 settembre 2009

una formidabile idiota

(roma)

nel giro di un’ora sono riuscita a impantanarmi in due fantastici equivoci, di cui però il secondo ha annullato il primo. visto che il primo è stato invitare un uomo a cena a casa mia senza rendermene assolutamente conto (se vi state chiedendo come si fa a invitare a cena un uomo a casa propria senza rendersene conto, ebbene, si può. se vi state chiedendo se è lui che ha completamente travisato, beh, sì, lui ha completamente travisato, ma ripercorrendo mentalmente le tappe della conversazione, è del tutto giustificato. se vi state chiedendo, in che senso è giustificato, quindi tu hai di fatto portato avanti una conversazione il cui senso era, vieni a cena a casa mia, la risposta è sì. se vi state chiedendo come io abbia fatto a portare avanti per mezz'ora una conversazione il cui senso era, vieni a cena a casa mia, senza rendermene conto, ebbene, vuol dire che non vi siete fatti un’idea chiara di me. io sono capacissima di portare avanti per mezz’ora una conversazione il cui senso è chiaramente, vieni a cena a casa mia, non solo senza capirlo, non solo stupendomi moltissimo quando poi mi rendo conto che è esattamente quello che ho fatto, ma anche riuscendo a peggiorare la situazione di minuto in minuto. cioè, c’è da sentirsi sollevati che io mi sia limitata a fargli solo capire che lo invitavo a cena a casa mia, e non ben altro. oddio. almeno credo che abbia capito solo quello), il fatto che il secondo equivoco, che invece non ha nulla a che fare con cene di nessun tipo, abbia portato entrambi ad arrabbiarci moltissimo, per cui probabilmente io e quest’uomo non ci rivolgeremo la parola mai più, suppongo sia una cosa positiva. potrei anche aggiungere che dopo ho fatto un altro paio di ulteriori cazzate, ma che te lo dico a fare, donnie.
cioè, poi il punto è che essere me è una roba faticosissima. e io sono me tutto il giorno, tutti i giorni. mì, mi stanco solo a pensarci.

sabato 5 settembre 2009

patè d'animo

(roma)

sono molto contenta: mi è arrivata una cartolina dal mio fegato, in vacanza su betelgeuse. pare che abbia incontrato un suo vecchio amico che non vedeva da quasi un anno: passano le serate a bere pan galactic gargle blaster e a cercare rime con se stessi. io, con me stessa, mi accontenterei di trovare un’assonanza.
qui nel soggiorno c’è una certa agitazione; l’albero di natale nano è più irritabile del solito perché è stato colto da una feroce crisi di gelosia nei confronti di una pianta-albero ma non lo vuole ammettere, mentre il bastone della pioggia è depresso: ore di scuotimento hanno prodotto solo una breve pioggerellina più irriverente che altro, che ha peggiorato l’afa. io sto cercando di spiegargli che c’è un equivoco, lui è uno strumento musicale, non serve a far piovere: è che a volte uno non si conosce bene come crede, fraintende se stesso, ritiene di avere determinati doveri per motivi del tutto sbagliati. tutto quello che sto ottenendo è di sommare alla depressione anche una crisi esistenziale.
nel frattempo io e gatto siamo alle prese con un problema metaforicofisicosofico non da poco. dei tre rametti di geranio a cui avevo dato i nomi passato, presente e futuro, passato ha fatto i fiori, futuro sta mettendo un bel po’ di foglie nuove, presente sta inequivocabilmente morendo. io non mi spiego come futuro possa sopravvivere se ci giochiamo presente; la tesi di gatto è che dipende dal fatto che saturno sta uscendo dal mio segno. e che comunque per sicurezza dovrei andare a fare scorta di croccantini, che non si sa mai.
poi ho scoperto che le galline sono generose, ma questa è un’altra storia, anzi, non lo è affatto. è la tipica fregatura delle fasi di passaggio, fare scoperte interessanti e non poterci fare niente, se non provare a imparare già sapendo che tanto si dimenticherà.