lunedì 26 gennaio 2009

una giornata particolare, che non è questa

(roma)

stamattina sono passata dal veterinario per dirgli che credo di avere quella cosa all’anca che hanno i pastori tedeschi. lui mi ha risposto che non posso avere quella cosa all’anca che hanno i pastori tedeschi perché non sono un pastore tedesco. che ne sa lui? ora, solo perché non mi affaccio in finestra tutte le domeniche a scandire la resistenza è inutile sarete assimilati, non vuol dire che io non possa essere un pastore tedesco.
poi sono passata al discount e sono arrossita davanti al commesso quello carino che è convinto che io sia un’alcolista (se lui sta sempre davanti allo scaffale delle birre però non è colpa mia) (o forse sta sempre davanti allo scaffale delle birre perché spera di incontrarmi) (il che comunque la direbbe lunga sulla buona impressione che devo avergli fatto). poi ho incrociato il fratello del fratello secsi del manovratore, cioè il manovratore in persona. stavo passeggiando, quindi non ho rinsaldato le convinzioni familiari sul mio stile di guida.
sabato invece ho deciso di modificare leggermente il primato che detengo, di unica persona al mondo che sia andata in pellegrinaggio nel condominio dove scola ha girato una giornata particolare, senza aver visto una giornata particolare, e trasformarmi in unica persona al mondo che sia andata in pellegrinaggio nel condominio dove scola ha girato una giornata particolare, prima di aver visto una giornata particolare. insomma sono andata a vedere una giornata particolare.
io ho un problema coi filmati dell’epoca fascista. mi viene da ridere. ma tanto, tantissimo. allora una volta pensavo che mi venisse da ridere in quel modo isterico, come quando ti dicono che è morto qualcuno o che è successa qualche tragica tragedia e ti scatta il sorriso idiota e imbarazzantissimo da stress da lutto. e invece no. ho capito che mi viene da ridere perché sono ridicoli, tutto qua. oltretutto la signora accanto a me non è che abbia migliorato moltissimo la situazione, perché appena è apparso illo in persona se n’è uscita con un magnifico ‘tacci tua!, e quando è apparso l’amico tedesco di illo è sbottata con mavaffanculo. quindi io il meraviglioso pianosequenza iniziale del film l’ho visto attraverso le lacrime.
però l’ho visto. e ho pensato che l’impressione che stava facendo a me vedere il condominio sullo schermo dopo averlo visto dal vero, doveva essere uguale e contraria all’impressione che aveva fatto a te vedere il condominio dal vero dopo averlo visto sullo schermo.
poi sono uscita e ho guardato in su alla ricerca di aerei a forma di rondine, ma non ce n’erano. in compenso c’era la pioggia col sole, che filtrava attraverso le due file di alberi del viale di villa borghese, ed era tutto di un color oro semplicemente incantevole. e tu in quel momento saresti stata capace di dire la frase perfetta che poi qualcuno avrebbe potuto usare come incipit di un romanzo; io no, mi sono limitata a guardare.

mercoledì 21 gennaio 2009

poltrone

(roma)

allora c’è questa cosa delle poltrone, cioè io non vorrei dire, ma il verde è verde e il rosa antico è rosa antico, ora, capisco se uno è daltonico, ma altrimenti voglio dire venite a casa mia e guardate la poltrona rosa antico e dopo anni ve ne accorgete che non è verde? e poi vi girate e guardate la poltrona verde e esclamate, ah, ma la poltrona verde è quella?!
insomma, io qui sul blog non fingo mai, non invento mai, a volte un po’ codifico, lo ammetto, ma tutto quello che c’è scritto è vero, se io scrivo poltrona verde, intendo poltrona, intendo verde. poltrona verde. non è difficile, eh.
voi dovete capire che le poltrone hanno la loro personalità, non potete scambiare la poltrona verde con la poltrona rosa antico, sono diverse. la poltrona verde è quella un po’ saggia, che tende a mediare, non cerca la polemica, non si offende qualsiasi cosa combini gatto, non discute con l’albero di natale nano, si capisce che va più d’accordo col bastone della pioggia, sono simili, ha una spiccata simpatia per la maionchi ma non litiga con l’elefantino viola che invece adora morgan (sia uno sia trino), la poltrona verde cerca di farmi riflettere, ogni tanto, povera, lei ci prova, poi i risultati sono quelli che sono, ma non è mica colpa sua.
la poltrona rosa antico è diversa. lei mi sente. in genere tace. però prima mi ha guardata e mi detto, tu ora non stai bene.
no, in effetti no.
ti ha fatto un po’ male quella cosa all’improvviso che non te l’aspettavi.
che non me l’aspettavo.
che nemmeno ti aspettavi ti facesse un po’ male.
che nemmeno mi aspettavo che.
vieni qui e leggiamo quel libro che ci sta piacendo tanto e non ci pensare, dai.
vengo lì e non ci pensiamo. dai.

venerdì 16 gennaio 2009

star trek tos, l’arena: la strada per vulcano è lastricata da terrestri risate

(roma)

considerato il più che discutibile comportamento tenuto dall’orecchio sinistro, nel corso del soggiorno dei virus a forma di koala nel mio corpo, il tribunale presieduto dal mio medico ha stabilito che si va di antibiotici e antinfiammatori ancora per tre giorni. lo stomaco ha presentato ricorso d’urgenza, facendo presente che lui non solo non vuole mica la luna (chiede soltanto un momento per riscaldarsi la pelle guardare le stelle e), ma nemmeno i crateri lunari che si stanno formando al suo interno. ricorso respinto. mi è toccato spiegargli che la vita è questo: l’orecchio fa i capricci e i crateri da bombardamento se li ritrova lo stomaco. leggesse una qualsiasi pagina di esteri, se non mi crede.
per risollevarci un po’ lo spirito, io, il bastone della pioggia e l’albero di natale nano abbiamo deciso di riguardare una puntata di star trek tos (che per i non iniziati sta per, la serie classica. sì, ok, allora dovrebbe essere lsc. the original series, vabbè, pignoletten). e abbiamo scelto, ovviamente, la più comica, ridicola e demenziale (spock la definirebbe interessante, lo so. ma è comica ridicola e demenziale), quella in cui kirk combatte contro il lucertolone. prima cerca di farlo fuori con tipo uno stecchino da ghiacciolo, mentre il lucertolone sradica dal suolo mezza sequoia; poi gli tira addosso un ciottolo di quelli da rimbalzo sul mare, mentre il lucertolone gli scaraventa contro mezza cima dell’everest; e all’acme della sua convinzione di essere uno strafigo (perché kirk ci crede, oh se ci crede) gli dà mezza spintarella sulla schiena, al che il lucertolone vorrebbe tanto ridere ma per ragioni di copione non può, mentre l’albero di natale nano si è letteralmente rotolato sul pavimento del soggiorno (soprattutto nel momento in cui kirk dice, “ha già sostenuto attacchi da parte mia che avrebbero sicuramente ucciso un essere umano”. forse, sì. se era già morto di suo e tu non te ne eri accorto. intanto spock sull’enterprise chiede a scotty, ha provato con la spinta iperatomica?, e a quel punto anche la poltrona verde ha rischiato il collasso).
il morale è alto, le difese immunitarie mandano cartoline in cui sorridono accanto ai canguri, io sono riuscita a prendere un treno che inseguivo da anni, non so dove porta, ma so che la compagnia è bellissima (e bravissima). copritevi che fa freddo.

martedì 13 gennaio 2009

la succhinomachia

(roma, australia)

le mie difese immunitarie si sono iscritte a un programma di scambi culturali con gente di altri continenti; funziona che i partecipanti viaggiano andando a stare ognuno dove vive l’altro. mi hanno vagamente accennato di essersi scambiate qualche mail con un gruppo di simpaticissimi virus in australia, poi sono sparite. in compenso sono arrivati loro. li facevo più a forma di koala.
comunque, nonostante ieri sera abbiamo visto tutti insieme l’intera prima puntata di x-factor, stamattina avevo solo 38.8; poteva andare molto peggio, in fondo. l’elefante viola si è un po’ depresso. dice che ha poche certezze nella vita. se morgan esordisce con, apollo è il dio della guerra e dioniso il dio dell’arte, non ci resta che sperare che gli abbiano pesantemente corretto il succhino. più di quanto non se lo corregga già lui da solo, intendo. la poltrona verde invece è l’unica davvero soddisfatta, perché almeno mara si è riconfermata una che ne sa (“non dire stronzate, morgan, perché ti meno la prima sera”. con un pesantissimo volume di mitologia greca, suggerirei).
io mi sento davvero una schifezza, ci tenevo a dirlo. ora vado a fare colazione con due aspirine e un antibiotico, poi cerco di ricordarmi se avevo qualcosa di sensato da fare (mi tocca sfruttare il poco tempo utile prima che la mia temperatura superi i 39 e i miei neuroni inizino a delirare; peraltro cose che credo siano già successe entrambe, rispettivamente 5 minuti fa e dalla nascita).
poi volevo dirti che lo so benissimo che avanzo un regalo di natale. allora vai su un blog che si chiama qualcosa del genere, tipo quattro o cinque post sotto ce ne dovrebbe essere uno intitolato muschio con un video. perché non te lo linko direttamente? perché altrimenti mi cresci viziata. ah, guardalo tutto. non arrivare alla conclusione, dopo pochi secondi, che io abbia davvero i neuroni spappolati. cioè, ho davvero i neuroni spappolati, ma tu guardalo tutto lo stesso.
mììì come sto male.
at salut.
*
h.16.30
(febbre, ultima frontiera. data astrale 39.2)

mi piacciono i medici. sono personcine simpatiche. ho appena chiamato il mio per chiedergli un antipiretico che riesca a farmi scendere sotto i 39 (quello che sto usando pare che a queste temperature si trovi a suo agio), e lui mi ha risposto, perché, non penserai mica che la febbre ti scenda?
no, certo che no. ci tengo a farla arrivare là, dove la febbre di nessuno era mai giunta prima (in molise?) (no, è che ho riletto rat-max, ieri) (se continuo a stare così mi toccherà rileggere anche camera 9).
(s., teletrasporto).

giovedì 8 gennaio 2009

non è mica colpa mia se mi capita così

(roma)

il bastone della pioggia e la poltrona verde stanno cercando di convincermi che, esattamente come l’anno scorso, non è ancora primavera; io sto mostrando loro che, esattamente come l’anno scorso, le piante sul balcone sono fiorite. e quindi, anche quest’anno la primavera si riconferma un luogo della mente, come una certa osteria a bologna.
la teoria dell’albero di natale nano è che l’energia che produco durante i miei tentativi di diventare vulcaniana stia modificando la struttura della realtà spazio-temporale che mi circonda, sottraendo logica a tutto ciò che ha a che fare con me, senza peraltro aggiungerla a me; per cui più io cerco di comportarmi secondo logica, più il mio multiverso diventa illogico. e quindi le piante fioriscono a gennaio, dice lui. e quindi gli alberi di natale nani diventano sempre più petulanti, aggiungo io.
mi sono resa conto che c’è una piccola falla nel mio piano per diventare vulcaniana, che consiste nel cercare di applicare la logica vulcaniana a problemi non vulcaniani. tipo, le donne vulcaniane non diventano viola ogni volta che incontrano il fratello secsi del loro amico, non vanno in confusione con le partenze in salita, non partono sgommando contromano, non rischiano di stirargli il cane durante tutta questa eccelsa manovra, e poi non si ritrovano a fissare la sua espressione attonita (sua di lui, ma anche un po’ del cane) nello specchietto retrovisore mentre si allontanano cercando di ricordarsi come si mette la seconda. credo che la logica vulcaniana a questo punto suggerisca che sia meglio che io non prenda la macchina per un po’. cioè, lo dice anche la logica terrestre. lo dicono un po’ tutti, a dire il vero.
comunque io sto in quella condizione che mi può bastare un niente, forse un piccolo bagliore,
un'aria già vissuta, un paesaggio, che ne so,

e sto bene...
sto bene come uno quando sogna.

è come se improvvisamente mi fossi preso il diritto di vivere il presente.
(giorgio gaber)

venerdì 2 gennaio 2009

(allora andrà bene)

(roma)

con la dea della fortuna stiamo studiando una riforma del natale per renderlo bisestile. ci rendiamo conto che ad alcuni il natale piaccia (sebbene non capiamo benissimo il perché) e ci dispiacerebbe abrogarlo del tutto. in fondo sappiamo essere donne magnanime. quindi abbiamo pensato che potremmo spostarlo al 29 febbraio. in effetti io, che sono più conciliante, mi accontenterei di fare un anno sì un anno no. tipo, gli anni pari, natale; quelli dispari, pace in terra alle donne di buona volontà (e anche cattiva, che altrimenti mi sono resa conto che non ci rientro).
nel frattempo ho elaborato una teoria sulla stella cometa. la mia ipotesi è che tanto tempo fa, tra i 2008 e 2009 anni circa, in una galassia lontana lontana, un’aliena sia stata costretta a farsi 19 ore di treno in cinque giorni (vabbè, sarà stato un astrotreno, tipo galaxy express) per andare a festeggiare un qualche rito di origine pagana che poi è stato inglobato da una qualche religione monoteista, insieme alla sua famiglia, distante all’incirca un paio di sistemi solari. arrivata in stazione a un orario a dir poco demenziale, tipo che ancora nemmeno albeggiava, deve essere stata accolta da una vocina metallica che le annunciava “ritardi nella preparazione del treno. ci scusiamo per il disagio”. ritardi nella preparazione del treno? cos’è, ve lo siete scordato? qualcuno a frenitalia all’improvviso è sobbalzato dicendo, oh cazzo, stamattina non abbiamo preparato il treno, presto, tu infilagli il cappottino che io gli faccio fare colazione? no, giusto per capire. ecco, se questo è stato l’inizio, figuriamoci com’è continuata. la mia teoria è che il fegato di questa povera donna a un certo punto sia decollato, attraversando svariate galassie, fino a essere intercettato e scambiato per una cometa da tre re magi; che poi avrebbero contribuito a diffondere su un pianeta azzurro un qualche rito di origine pagana che poi è stato inglobato etc etc, provocando negli anni successivi l’esplosione e la messa in orbita del fegato di qualcun altro. certe feste sono esplosioni di fegati a catena.
comunque io, contrariamente alle tradizioni, stavolta sono riuscita a dare un senso al 31 dicembre, recuperando nelle ultime ore disponibili un intero anno che fino a quel momento, diciamocelo, non è che fosse stato poi un granché. sono contenta di come è finito l’anno. sono contenta di come è iniziato. sì, sono la prima ad essere sconcertata da tutto questo, eh.
come ha detto un’ombra, se ti restano almeno un paio di sogni, allora andrà bene.