(roma)
quello che mi fa sentire profondamente a disagio, giusto per usare un eufemismo, è che avete tutti delle assolute e radicate certezze. e dico tutti proprio tutti, dall’una e dall’altra parte. e io vi guardo a occhi spalancati, e mi chiedo, forse sono io, io manco di coraggio, di principi, di non so che.
uno dei motivi per cui ritengo indispensabile che ognuno possa scegliere per sé, oltre al fatto che dovrebbe essere un elementare diritto (ma elementare a quanto pare non lo è affatto) il decidere della propria vita, è che io mai e poi mai mi sentirei in grado, e soprattutto in diritto, di scegliere per qualcun altro.
l’unica cosa che mi dà un po’ di sicurezza, in questa vicenda, è che una volontà era stata espressa, e qualcuno si sta battendo affinché venga rispettata. e questo è giusto e doveroso e purtroppo eroico, purtroppo nel senso che eroico non dovrebbe esserlo, dovrebbe essere semplice e normale.
ma io poi tutte queste sicurezze che avete, che la corsa sia davvero finita, da un lato, che invece no, dall’altro, non ce le ho affatto. io non lo so. e non sapendolo, io spero che sia così, che la corsa sia finita e che quella volontà venga rispettata, ma lo spero in silenzio e a occhi chiusi.
e invece voi siete tutti così sicuri, e parlate tutti a voce alta, e guardate tutti a testa alta i vostri nemici, e agitate i vostri cartelli e sapete, voi sapete. voi avete la fede anche quando non ce l’avete, e mi rendo conto che questo è sempre stato il più doloroso dei miei limiti, che io non ho mai avuto la fede nemmeno di non avere una fede, non credo nemmeno di non credere. e come fate, io mi chiedo.
come diamine fate.