lunedì 2 luglio 2007

Storia di una MelaZeta e della Pennuta che le insegnò a bloggare (part I)

(Roma, Stazione Termini, 2002)

Ciondolava davanti al binario, in attesa che arrivasse il treno. Studiava la posizione migliore che le potesse permettere contemporaneamente di stare seduta, non farsi travolgere dai carrelli e avere una visuale perfetta sui passeggeri in arrivo. Che lei non l’aveva vista mai, una pennuta, dal vivo. Non era sicura di saperla riconoscere. Tutto ciò che le era stato detto era: ho la crestina. E lei, la crestina, finora, l’aveva vista in testa solo all’Amicogaio; a un volatile bolognese, mai. L’altoparlante aveva annunciato il treno in arrivo da Milano Centrale, Bologna Centrale, Firenze Santa Maria Novella, proprio nel momento esatto in cui lei aveva deciso, mi metto qui. In piedi, ma appoggiata. In sintesi, la sua filosofia di vita: se proprio devo stare in piedi, almeno mi appoggio.
Aveva studiato, fumando, i passeggeri che si avvicinavano a inizio binario. Una tizia le era sembrata promettente, e aveva fatto quasi mezzo passo nella sua direzione; ma poi si era accorta, niente crestina. Ed era rimasta al suo posto, appoggiata. Ormai la corrente si era diluita in pochi ritardatari pigri; c’era sempre meno gente che proveniva dal treno. E poi aveva visto una buffa tipa (perché la prima cosa che aveva pensato, sia tramandato ai posteri, era stata: che buffa) che avanzava toccandosi i capelli. Se quella era una crestina, aveva serissimi problemi di disfunzione erettile. Si era avvicinata. Si erano fissate, le due. Avevano, lor signore, l’aspetto di due tipe che si potevano essere conosciute sul forum di quello scrittore? Ebbene sì. Ce l’avevano.

˜

La pennuta aveva fatto irruzione nella sua casella di posta una notte di qualche mese prima. Lei aveva aperto yahoo, aveva letto in arrivo (1), ed era andata a controllare. Mittente mai visto, oggetto: ironia, ironia a sbadilate. Chiccazzosei, era la prima cosa che aveva pensato. E la seconda: sbadilate?
Scriveva, da un po’, in un forum. Ci era arrivata cercando in rete notizie su un certo scrittore. Aveva visto il forum. Le era piaciuto; le erano piaciute le persone che ci scrivevano. Aveva deciso: ci scrivo anch’io. E aveva lasciato la sua mail, perché in fondo, ma proprio in fondo, la vaga speranza di incontrare una forma di vita intelligente non l’aveva mai abbandonata. Ora, sembrava stesse raccogliendo i primi frutti della sua politica di socializzazione col mondo online. Aveva deciso, dall’oggetto, che doveva trattarsi di mail di protesta. Aveva scritto un post un po’ caustico, di recente. Costui/costei doveva essere qualcuno in vena di lamentazioni. E vabbè, apriamo, si era detta, e lì per lì non aveva capito.
Si sarebbe ricordata della perplessità provata a leggere quella mail, cinque anni dopo, quando, per la prima volta nella sua vita, si era trovata a scrivere a uno sconosciuto, per questioni di blog. Non è facile scrivere a gente che non conosciamo, pennuta, aveva pensato. Oh, come ti capisco, ora.
L’aveva lasciata perplessa il fatto che quella non era, o quantomeno non sembrava, una mail di protesta. Ma non sembrava nemmeno amichevole. Il tono più o meno era: ho queste cose da dire, e se non ti sta bene, vaffanculo.
Aveva riletto la mail una seconda volta. Aveva deciso, mi sta bene. Rispondi al mittente.
(to be continued)

1 commento:

Anonimo ha detto...

pennutae, tibi: nam tua nobis perspecta egregiest unica amicitia, cum vesana meas torreret flamma medullas. sis felix, pennuta, sis in amore potens. (dico, un intero pomeriggio a leggere tutto catullo, per trovare 'ste tre righe. mica pizza e fichi).