mercoledì 10 ottobre 2007

l’ora di educazione musicale alle medie

(roma)

avevo quest’insegnante di pianoforte. non ci faceva studiare nulla. entrava in classe col suo registratore, metteva su musica e diceva, scrivete. tutto quello a cui questa musica vi fa pensare. scrivete.
non ce l’ho mai fatta. inventavo. me la cavavo bene, che sono bravina con le parole scritte e le invenzioni. ma non ho mai scritto una sola parola che fosse minimamente collegata alla musica che avevo ascoltato.
e ancora adesso non ci riesco. non riesco nemmeno a scrivere e ascoltare musica. non riesco in alcun modo a collegare scrittura e musica.
credo sia un problema di traduzione. si scrive, con parole, per tradurre qualcosa che si pensa, a parole. la musica non pensa a parole. la musica non ha bisogno di pensare, non ha bisogno di parole, è sentimento puro privo di. se devi scrivere quello che una musica ti fa provare, devi tradurre da senza-parole a con-parole.
non so. io non riesco a tradurre dall’inglese al giapponese. mi si aggroviglia la sintassi, mi si confondono le parole, faccio un casino. posso passare dall’inglese all’italiano, e dall’italiano al giapponese. e viceversa. ma inglese-giapponese, no.
dalla musica alla scrittura, si vede che mi manca un passaggio intermedio. devo arrivare dalla musica a qualcosa, e dal qualcosa alla scrittura.
ci sto provando. sarebbe l’unico modo per spiegare. o forse, non l’unico, ma un buon modo per spiegare. diciamo, il migliore. poi, quando penso a me stessa in piedi in mezzo a una stanza, auricolari nelle orecchie, che faccio finta di cantare satellite of love in un locale semibuio, di quelli con vecchi tavolini in legno e pubblico silenzioso che fuma e ha un bicchiere di whisky davanti, allora credo che il passaggio intermedio sia quello. perché lì nel mio locale immaginario io so benissimo cosa sto provando, e cosa sto cercando di dire, e non sono le parole della canzone, che interpreto. è proprio la musica.
quindi, ricomincio.
(hai ragione, spenné. sullo scrivere da soli per prendere coscienza. sei un genio di donna. in genere i post che mi servono per arrivare da un punto a un altro, poi li cancello. che tanto ormai. tipo, che sopravvive un post su 5, in media. ma questo lo lascio, perché 1) dovessi scordarmi 2) è una specie di introduzione a qualcosa che prima o poi arriverà a qualcuno 3) ci tengo a ribadirlo, che sei un genio di donna).

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