sabato 10 novembre 2007

tu quoque, pennuta?

(roma)

ora anche la pennuta scrive in minuscolo, si diletta in flussi di coscienza ed è già ubriaca alle dieci di sera. adoro avere una pessima influenza sulle persone.

ieri sera, mentre leggevo il tuo post su come siamo o dovremmo essere on/offline, in tv c’era un dibattito sul delitto di perugia; il tema, internet e i blog. perché due degli indagati hanno, apriti cielo, un blog.
mi piace il dinamismo dell’informazione in italia. la settimana scorsa era tutta colpa dei rom, questa settimana è tutta colpa di internet, la prossima si vedrà. suggerirei, è tutta colpa di murakami, è tutta colpa di ratman, è tutta colpa degli ufi, o l’evergreen è tutta colpa dei cartoni animati.

comunque, pennuta, tornando a noi.

non sono diversa da ciò che scrivo. a differenza di te, non ho necessità di grandi arrovellamenti o illuminazioni o depressioni cosmiche: mi viene in mente una cosa, mi va di dirla, la scrivo. punto. poi, cosa ne venga fuori, nell’insieme, a me non è chiaro. sono pezzetti di me, non so che impressione facciano, non mi sono mai posta il problema. ovvio che un po’ compenso: se fuori sono più dura, se non mi piace ammettere il dolore, men che mai la paura, se con gli estranei (e non solo) tiro a cazzeggiare, poi qui ci riverso altre riflessioni, altri sentimenti, altre necessità. e comunque sono io, e potrei dirti che magari io sono più sincera qui dentro che non lì fuori, o magari no, ma sono seghe mentali. non riesco ad essere sempre pienamente me stessa con nessuno e in nessun luogo, neanche da sola, figuriamoci se posso mettermi a fare paragoni fra me qui, me lì e me chissà dove e con chi. sono sciocchezze da dibattito televisivo, a questo livello, secondo me. se poi il punto è che non sai bene chi sono, beh, non lo so bene nemmeno io, e quindi proprio non posso illuminarti a riguardo. posso solo darti un pezzetto per volta, e avvertirti che non è detto che alla fine il puzzle venga come raffigurato sulla scatola. sorry.

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