lunedì 14 gennaio 2008

fare o non fare. non c’è provare. (yoda)

(roma)

tanto tempo fa, in una galassia lontana lontana, la persona a cui ho sconsideratamente affidato i destini della galassia stessa e del mio romanzo preferito (la galassia va a puttane, ma almeno il libro è stato ritrovato), mi ha chiesto per chi o per cosa sono felice di svegliarmi la mattina. non ho risposto.

nel frattempo ci sono stati significativi cambiamenti nell’equilibrio della forza.
purtroppo non ci sono stati altrettanto significativi cambiamenti nell’equilibrio mentale del gatto, per cui la mattina vengo ancora svegliata a zampate in faccia; il che difficilmente rende qualcuno felice, per inciso. ma è come se tutto il contesto fosse radicalmente cambiato, pur restando esattamente identico.

intorno a me ci sono gli stessi colori, lo stesso sole e la stessa pioggia; gli stessi amici, qualcuno con un figlio in più, qualcuno con un sogno in meno; gli stessi problemi, più o meno inamovibili al punto di affezionarcisi quasi; sono le stesse, le persone a cui penso, nonostante cambino i balconi. solo che non si vedono più i muri. il che rende più facile l’andare a sbatterci contro, ma toglie la paura; e forse è la paura, la differenza fra fare e provare. non mi succede tutte le mattine, ma ogni tanto, adesso, ho anch’io un per chi e un per cosa.

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