martedì 15 gennaio 2008

pessoa e bridget jones

(roma)

io non la sottovaluterei, la tanto bistrattata chick-lit, la cosiddetta letteratura per pollastrelle. dice le sue verità.
cioè, mi rendo conto che

La fatica di essere amato, di essere amato davvero! La fatica di essere l’oggetto del fardello delle emozioni altrui! Cambiare chi vorrebbe essere libero, sempre libero, in un facchino della responsabilità di corrispondere, della decenza di non scappare affinché gli altri non pensino di te che sei un re delle emozioni e che rifiuti il massimo che un altro animo ti può dare. La fatica di vedere la propria esistenza trasformata in una cosa assolutamente dipendente dal rapporto con un sentimento altrui! E la fatica comunque di dover provare un sentimento per forza, di dovere per forza, anche senza reciprocità, amare un po’ anche noi!

suoni meglio, rispetto a

Daniel Cleaver è un cialtrone sentimentale!

però, insomma, in fondo il concetto è lo stesso, a leggere bene entrambe le opere daniel cleaver sembra molto meno cialtrone sentimentale di bernardo soares, e soprattutto nel film lo interpreta hugh grant.
dopodiché, pessoa avrà anche avuto le sue sfighe, ma non era una trentenne single che si trovava a combattere con le cene dei felicemente sposati (con le cene di nessuno, mi è parso di intuire dalla sua amena biografia), né con gli appuntamenti al buio combinati dagli stessi stramaledetti felicemente sposati. e quindi pessoa ha avuto una vita molto più facile di quanto si pensi.

(questo post è stato scritto subito dopo aver ricevuto un invito a cena da una coppia di felicemente sposati, con annesso appuntamento al buio con amici dei. l’associazione protettori del buon nome di pessoa è pregata di non infierire. nessun libro è stato maltrattato durante la stesura del post, al contrario di quanto sta accadendo col mio fegato da svariato tempo a questa parte).

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