sabato 3 maggio 2008

ambos mundos, anniversari, noi

(roma, ubriaca come non mai, come ben si conviene a ogni festa di compleanno)

mia adorabile spenné.
dovrei rileggermi tutto il blog, forse, per fare un discorsetto adeguato sul nostro primo anno da due mondi online, ma in effetti non mi serve: un po’ perché io non faccio mai niente di adeguato; un po’ perché sono troppo ubriaca anche solo per rileggere quello che sto scrivendo ora, figuriamoci quello che abbiamo scritto in dodici mesi; un po’ perché, tutto sommato, mi ricordo com’è andata.
della situazione di partenza, tu con un lavoro, un fidanzato e niente gatti, io con lavori instabili, storie instabili e un gatto instabile, è cambiato solo che adesso anche tu hai un gatto. instabile assai, peraltro (si vede che a noi coi gatti ci va così).
tempo fa abbiamo discusso su questo mio/tuo/nostro blog, perché entrambe, per qualche motivo, lo sentivamo più il blog dell’altra. io continuo a sentirlo tuo, ma per me è bello; è il motivo per cui ci sto così comoda, qui dentro. sono arrivata qui, un anno fa, nelle stesse condizioni in cui, ogni volta, arrivo a casa tua: c’è qualcosa che mi fa male, molto male, troppo male; quando diventa “troppo troppo male”, faccio un biglietto per bologna. tu mi raccatti in stazione, mi stai a sentire, io mi lamento il giusto; la sera beviamo insieme, il giorno vago da sola per le tue strade e le tue piazze. magari a te questo mio girare per il centro, per ore, per giorni, sembrerà strano. non so se ti ho mai spiegato davvero quanto mi faccia bene la tua città. quanto, ogni volta che ci sono passata senza fermarmi, perché andavo o venivo da milano, mi si sia ribellato il cuore, all’idea di non fermarmi, non scendere, non respirare. io a bologna respiro. espiro tutto quello che ho accumulato nei mesi precedenti e che mi ha fatto male, inspiro quanto serve per sopravvivere fino alla prossima volta. nei miei giorni bolognesi non faccio altro che girare, per strade già note e posti già conosciuti. l’itinerario standard, al’inizio, appena arrivata, è sempre lo stesso: scendo dall’autobus, indipendenza, giro a sinistra, feltrinelli, due torri, attraverso, torno indietro, nettuno, maggiore. poi vago. a volte il ghetto, a volte via zamboni, tutti i viali, i giardini, il pratello, saragozza; dove capito, per me va bene. cammino, scarico, respiro, ricarico. il tutto con la sicurezza che poi, alla fine di ogni giornata, c’è casa della pennuta che mi aspetta. mi piace venire ad aspettarti fuori dall’ufficio. anche quando fai tardi. anche quando piove. anche quando ho percorso così tanti chilometri che rischio di addormentarmi sulle panchine nel giardino davanti al portone.
qui, per me, è lo stesso. ogni volta è come salire su un treno, scendere in stazione, camminare. scarico, cammino, respiro. poi ti aspetto. anche se fai sempre tardi. anche se quasi sempre piove. ho trovato una panchina comoda anche qui, ho i miei libri da leggere mentre ti aspetto, so che poi si torna a casa insieme. se ho avuto una giornata speciale mi porti a prendere un aperitivo e mi lasci raccontare. se è stata così speciale che un aperitivo non basta, poi mi porti a bere in almeno tre locali diversi. anche se non siamo sole, abbiamo le nostre serate solo per noi, le nostre cene insieme; anche se altri ci ascoltano, ci leggono, ci parlano, la maggior parte del tempo e dello spazio è nostra. è esattamente quello che doveva essere, per me: roma e bologna.
andrei a stappare un’altra di queste buffe cose alla tequila, ora.
buon anniversario.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

che belle parole, mia cara.
aspetta aspetta che ti rovescio addosso tutte le mie angosce attuali.
tipo la tesi.
tipo la prof che mi maltratta e le idee che deficitano drammaticamente.
tipo gli atroci dubbi.
tipo ho sbagliato prof, materia e argomento.
tipo dovrei cambiare lavoro, anche se questo è quanto di meglio mi sia capitato negli ultimi 10 anni.

dio, che nervi rimanere intoppati sulle proprie nevrosi...

Anonimo ha detto...

sarebbe una cosa carina se ogni tanto provassimo a stare bene contemporaneamente, e non a turno.
ma poi magari finiremmo anche con lo stare male contemporaneamente e quella sarebbe una fregatura.
comunque.
i soldatini.
concentrati sui soldatini.
e tutto andrà bene.
te la scrivo io la tesi, dai. che mi diverto. chiaramente deve essere un argomento alla mia portata. tipo, influenza dei manga di rumiko takahashi sulle nevrosi dei blogghisti. bellino, neh?