domenica 26 ottobre 2008

androidi ben temperati

(roma)

stamattina hanno citofonato due secondi dopo che mi ero scaraventata giù dal letto (io non mi alzo dal letto, mi ci kamikazemizzo) (che non so che lingua sia). ho risposto e il citofono funzionava e quindi ho immediatamente pensato, borg. che non è un’imprecazione di quando ti citofonano la domenica mattina alle 10 (quella è borgo pio); è una presa di coscienza.
comunque il tipo mi fa, è una cosa privata, e io, guardi c’è l’apposita cassetta per la pubblicità, e lui, riguarda dio, e io, guardi c’è l’apposita cassetta per la pubblicità, e lui, perché sentiamo tutti l’esigenza di rispondere a domande come, se esiste dio e perché ci sono le guerre, e io, guardi c’è l’apposita cassetta per la pubblicità, e lui, la resistenza è inutile, sarete assimilati.
a quel punto è successo che la comunità di microbi borg che ha preso possesso del mio apparato respiratorio si è sentita insultata e ha risposto, tu saresti cosa e vorresti assimilare chi, scusa?, e hanno iniziato a litigare al citofono, i borg dentro e i borg fuori, e io li ho lasciati lì a discutere e ho messo su la mia canzone.

io sono quel tipo insopportabile di persona che quando mi chiedono che musica ascolti rispondo un po’ di tutto. perché è vero. saltello da guccini alle sigle dei cartoni animati al clavicembalo che gli hanno appena fatto la punta a qualsiasi cosa. però, se poi mi chiedessero, sì, ma tu come ti senti, che musica ti senti, che è una domanda che non ti fanno mai, cercano sempre tutti di capire come stai, e nessuno che si faccia venire l’idea di chiederti, che musica ti senti, che allora tutto sarebbe chiaro senza stare lì a impazzire a cercare le parole che tanto quelle giuste non vengono mai per il semplice fatto che non esistono, allora io direi, io sono paranoid android. non il testo; la musica. io mi sento quella musica lì.
a volte mi copre tutta la settimana, che uno magari ha un martedì che corrisponde al punto a due minuti e 42, e un sabato a quattro minuti e 5. a volte dura un giorno, che ti svegli al primo minuto e 13 e a metà pomeriggio sei a cinque minuti e 40. a volte mi sento tutta la canzone in una sola ora, che poi è quando la mia amica w. mi chiede se voglio le goccine, scherzando (credo, scherzando. ma forse no. però no, non le voglio le goccine).
ecco, io mi sento così. ma so che marvin si sentiva peggio.

comunque credo che a quelli alla fine sia venuta la bronchite, mentre io risposte sull’esistenza di dio e delle guerre non ne ho trovate. a parte che continuo a venerare la grande divinità del bradipo, i cui seguaci la domenica mattina non rompono le gonadi a nessuno perché hanno cose più serie da fare. tipo dormire o rileggere la guida o ascoltare quel clavicembalo e chiedersi ma perché invece non mi sento così o semplicemente cercare di non pensare.

(e tu, buh.lagna:
a parte che chinaski lo abbiamo linkato un anno fa, comunque stai barando.
diventare grandi, ci ho pensato su parecchio dall’ultima volta che ne abbiamo parlato, e ho stabilito che è una cosa che non succede. è una leggenda metropolitana.
io col bastone della pioggia più che parlarci gli rispondo. cioè, in genere inizia lui.
appena smetto di sentire ovunque odore di sciroppo e propoli vado a recuperarti i libri.
non devi avere fiducia nell’umanità, pennuta. non esiste nemmeno l’umanità. è una leggenda metropolitana pure quella)

(che musica ti senti?)

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