martedì 21 ottobre 2008

cronache dalla città-vassoio

(roma)

il bastone della pioggia, l’albero di natale nano ed io abbiamo salutato la pecora e siamo scesi dal monte armadio. mentre ci allontanavamo, la pecora ci ha detto di riflettere sul fatto che, a volte, tendiamo a confondere i monti armadi coi fossati ripostigli. a noi sembra semplice: sui monti ci si arrampica, nei fossati si precipita. volontariamente o no, questo è un altro discorso.
comunque, invece di tornarcene a casa abbiamo deciso di fare il giro di tre regioni in un giorno, usufruendo di regionali, intercity, eurostar e praticamente qualsiasi mezzo su rotaia (se)movente (cioè, ipoteticamente in grado di muoversi; nel caso di certi treni, ipotetica dell’irrealtà).
è stato così che abbiamo scoperto che il tragitto fino alla città-vassoio è bello di una bella bellezza. abbiamo avuto modo di apprezzarlo veramente bene, aiutati dal regionale che, per non farci perdere nessuna sfumatura del paesaggio, in qualche punto che riteneva particolarmente significativo si fermava e ci lasciava lì quella ventina di minuti ad ammirare lo spettacolo fuori dal vagone. o anche dentro il vagone, che abbiamo condiviso con una squadra di tressette impegnata in un’accesa discussione sul liscio e busso, un allenatore che arringava la folla sul modulo 2-3-5, un indiano che ha passato tutto il tempo a chiedere al bastone della pioggia di scrivergli parole complicate in italiano sul cellulare, mami di via col vento e il matto dei regionali, che inspiegabilmente ha subito fatto amicizia con l’albero di natale nano.
nella città-vassoio è stato inciso un pregevole video e sono state scattate delle ottime fotografie della sottoscritta che si esibiva in una delle più spettacolari figure tapine della sua esistenza. l’iniziativa ha riscosso un tale successo che verrà replicata a dicembre a roma e in seguito a torino, sempre che nel frattempo io non emigri su betelgeuse. di tutto ciò che ho detto, e che il mio inconscio ha deciso prontamente di rimuovere per autodifesa, l’unica frase che ricordo è: perché pensiamo di doverci difendere da loro, mentre in realtà sono loro a doversi difendere da noi. loro chi? noi chi? perché? cosa? non lo sapremo mai.
il regionale che abbiamo preso in piena fuga dalla nostra inadeguatezza nei confronti dell’universo, è chiaramente arrivato in ritardo (legge di murphitalia: se un treno può arrivare tardi, lo farà), e l’intercity che doveva portarci a bologna ha ingaggiato una lotta spietata a chi arrivava dopo con un altro intercity; alla fine ha fatto il suo ingresso nella stazione nel bel mezzo del nulla in cui l’aspettavamo da assoluto trionfatore, tra gli applausi della folla entusiasta. un successo di pubblico straordinario: come sempre solo posti in piedi.
a bologna siamo stati raccattati dal pulch e portati in un luogo amico dove la pennuta mi ha dato dell’uva, alla faccia della signora del post sotto. il giorno dopo, per coerenza nei confronti del mio essere del tutto cretina, ho imbucato delle lettere di presentazione con cv scordandomi di affrancarle. tipo, che sappiano da subito con chi hanno a che fare. sono un genio, lo so.
poi, dopo essermi fatta perdonare da bologna e averle dichiarato di nuovo eterno amore, ho fatto un biglietto per roma e non per milano, perché per una volta l’idea è cercare di stare bene finché si può.

3 commenti:

Bandini ha detto...

Ma sei un meraviglioso helzapoppin'!

Anonimo ha detto...

grazie. suona molto meglio, rispetto a "del tutto cretina". mi dona anche di più, ecco.

Anonimo ha detto...

No, comunque Milano ringrazia, eh! Pfui.
O meglio, io, ché tutta Milano la vedo stasera... ;-)