martedì 4 novembre 2008

ma allora esisto

(roma)

stanotte alle tre qualcuno ha iniziato a passare l’aspirapolvere nelle strade del quartiere-paese. che in effetti sono un po’ sporchine. io e gatto ci siamo affacciati per vedere che tipo di persona stesse passando che tipo di aspirapolvere per rimuovere che tipo di che, ma non abbiamo visto niente. però, davvero, io sentivo rumore di aspirapolvere per strada. credo che il quartiere-paese abbia cambiato tecnica: non cerca più di svegliarmi ma, nell’ottica del prevenire che è meglio di curare, cerca direttamente di non farmi addormentare. mi sono alzata e sono andata in soggiorno. il mobilio ha accolto il mio arrivo con sincero entusiasmo (ho avuto l’impressione che il cuscino del divano abbia borbottato qualcosa tipo, e basta, qui c’è gente che domani lavora, ma lo escluderei: in questa casa non lavora assolutamente nessuno).
la lampada, che in genere non partecipa mai alle nostre discussioni, mi ha guardato male e mi ha chiesto, ma non dovevi riprendere il corso per diventare vulcaniana? ho risposto, sì, perché? mi fa, perché in genere quando ti ritrovi in piena notte a parlare coi mobili del soggiorno vuol dire che stai toccando il massimo della distanza tra te e vulcano. a sapere in che direzione è vulcano, eh.
l’albero di natale ha aggiunto, sogghignando, oh, ma adesso ci dirà che lei sta bene. che sta attraversando un periodo di pace e serenità. lo fa sempre, quando si ritrova a vagare per casa di notte. il bastone della pioggia e la poltrona verde hanno iniziato a discutere se, come definizione per persona che sta bene, sia più appropriato persona che non sente i mobili parlare o persona che sente i mobili parlare ma non risponde. io credo sia, persona i cui mobili non parlano o se parlano quantomeno evitano di sfottere. e comunque io rispondo perché sono gentile.
comunque ieri mi è arrivata una lettera da milano che mi ha riempita di gioia. finalmente qualcuno mi ha risposto. mi sono commossa, no, dico davvero.
gentile signora (s.),
(...) in merito alla sua richiesta, siamo davvero spiacenti di doverle comunicare che, essendo i nostri organici al completo, non riteniamo di poter aderire alla sua proposta di collaborazione. conserviamo comunque il suo nominativo in archivio, per cui sarà nostra cura contattarla per un colloquio qualora se ne presentasse l’opportunità.
ancora ringraziandola, la preghiamo di gradire i nostri più cordiali saluti.

cioè, allora esisto. che iniziava a venirmi qualche dubbio.
vado a comprare una cornice per la lettera. vi prego di gradire i miei più cordiali saluti.

4 commenti:

Bandini ha detto...

La prova della tua esistenza la puoi avere anche sbattendo contro pali o spigoli o oggetti contundenti. Se sbattendo provi dolore, allora esisti. L'esistenza questo è, dolore. E risate fino alle lacrime. (la costante sono le lacrime)

Anonimo ha detto...

allora esisto tantissimo, io. comunque, per la precisione, io non sbatto: mi spalmo. o mi stampo. c'è tutta un'altra concezione filosofica dietro, eh.
il protagonista del mio manga preferito dice che viviamo solo per ridere e per morire (me mi piace fare citazioni colte) (con la o chiusa).

Anonimo ha detto...

Me mi piace invece fare citazioni colte con la è aperta. Colte nell'atto di un'irrefrenabile idiozia.
Quanto al concetto delle lacrime, rispondo con l'assoluto Massimo Troisi: "non si potrebbe vivere, tipo, cinquant'anni da orsetto?"

Anonimo ha detto...

coltè?