venerdì 13 marzo 2009

ma poi si dice pouf o pouff?

(roma)

stamattina ho fatto da arbitro in una gara tra un’infermiera e una vena, nella specialità olimpica catch me if you can. il preparatore atletico della vena era gatto, e io al posto dell’infermiera mi sarei ritirata senza nemmeno provarci. lei invece ce l’ha messa tutta e l’ho ammirata molto, anche se a un certo punto sono stata costretta ad agitare il cartellino rosso per comportamento antisportivo: al grido di battaglia di, agoafarfallaoléolé, ha cambiato vena. che è un po’ come se mou-boriaboriaintellettuale-rinho l’altra sera avesse sfanculato ferguson dicendo, basta, andiamo a giocare contro lo sgurgola marsicana united. che poi, trattandosi dell’inter, non è detto che.
fuori dallo stadio ho trovato il compagno yoghi che arringava le masse (due casalinghe, una donna con neonato, quattro pensionati, l’old faithful geyser e un corvo sbadigliante) sulla disastrosa situazione sanitaria del parco di yellowstone, distribuiva volantini e incitava alla rivoluzione. una volta ho conosciuto uno che quando aveva la tonsillite gliel’ha curata che guevara; allora sono andata dal compagno yoghi e gli ho chiesto, come si cura la tonsillite? lui mi ha fissata con quel suo tipico sguardo estremamente sveglio di quando ha fatto indigestione di miele, e io ho pensato, non c’è speranza.
poi sono andata al parco a guardare tre fantasmi che passeggiavano, il fantasma degli amori passati, che teneva sulle spalle il fantasma della speranza futura ed era seguito scodinzolante dal fantasma della solitudine presente.
però siccome i fantasmi non è che vadano in giro con le etichette addosso e non è che sia così facile riconoscerli, ho pensato che magari stavo guardando il fantasma degli amori futuri che teneva sulle spalle il fantasma della speranza presente e veniva seguito dal fantasma della solitudine passata. o altre combinazioni a caso.
allora sono tornata a casa e con l’albero di natale nano, la poltrona verde e il bastone della pioggia abbiamo discusso del fatto che gli oggetti vengono erroneamente ritenuti incapaci di riprodursi, quando chiunque abbia fatto un trasloco sa benissimo che ad esempio il polistirolo si moltiplica peggio dei conigli. poi la poltrona verde ha detto che lei è una poltrona verde a priori, e la sua identità non viene minimamente intaccata dalla presenza o no di un pouf. che poi gatto un pouf a dire il vero lo vorrebbe, ma basta indicargli il cuscino del divano che subito si rallegra. gatto. il cuscino, meno.

5 commenti:

Anonimo ha detto...

propenderei per puf! e si scompare dicendolo.

Bandini ha detto...

Demauro dice Pouf, ma ammette anche Puff!

Anonimo ha detto...

spenné, la b maiuscola la puoi usare solo tra una settimana. e solo se non scompari sul più bello dicendo puf.

bandini, me puff mi ricorda le pallocchette al formaggio. mi fa venire fame, mi fa.

Bandini ha detto...

Comunque io da piccolo lo chiamavo Puffo. Siediti sul puffo.

Anonimo ha detto...

me mi fa impressione sedermi sui puffi. che poi si spiaccicano in una poltiglia bianca e azzurra, praticamente quello che succede alla mia squadra a metà campionato, in genere.