venerdì 22 giugno 2007

giochi per diconigli (da 0 a 32 anni)

(roma)

ed eri molto emozionato, ieri sera, e l’ho sentita, la voce, tremare. l’entusiasmo di un bambino a cui hanno regalato il gioco più bello del mondo.

ecco chi sei, tu, a volte. un bambino.

miss tadpole ha ormai quattro anni. io ero lì il giorno in cui è nata, ero lì quando diceva le prime sillabe, quando faceva i primi mezzi passi, quando imparava a giocare. le ho insegnato io a giocare, me la tenevo sulle ginocchia, e giocavamo e lei rideva.

le piace quando disegno per lei. dice che i miei disegni sono i più belli del mondo. mi piacerebbe, ma non è vero. io non so disegnare. io so giocare. io amo sedermi per terra nella sua stanzetta e regalarmi qualche ora di pace, chiudere fuori il mondo degli adulti e intavolare serie discussioni sul fiocco che devo disegnare in testa al gatto, e sulla stanza che devo inventare per un suo ipotetico fratellino. i bambini sono serissimi, quando giocano. molto più seri degli adulti. il primo disegno che le ho regalato l’ha fatta impazzire. l’ha voluto con sé quando è andata a dormire. ha preteso dalla madre che io stazionassi a casa loro tutte le sere, per sempre, per disegnare per lei.

e a me, ovvio, ha fatto piacere. ma in realtà mi ha anche messo tristezza. perché questo vuol dire che nessuno disegna mai per lei. che nessuno sa davvero giocare con lei. perché i miei disegni non sono i più belli del mondo. sono pieni di amore e di pazienza e di voglia di farla felice, ma io non so disegnare.

e non sono io che dovrei disegnare per lei.

non sappiamo prenderci cura delle persone che amiamo. facciamo del nostro meglio, cerchiamo di garantire loro un tetto, del cibo, dei vestiti, un’istruzione, dei giocattoli, se sono bambini; cinema, ristoranti, vacanze, dei libri, un profumo amato e costoso, se sono adulti.

ma quante volte, quando amiamo qualcuno, riusciamo davvero a fargli tremare la voce, a farlo andare a dormire abbracciato al nostro disegno, a farlo sentire, in quanto unico, il legittimo destinatario di una cosa unica?

vorrei aver amato meglio, nella mia vita. non di più, perché so che ho amato oltre i confini di tutto. ma meglio.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

non so, mia cara.
c'è qualcosa che non mi convince...
ad amare, io credo, ho sempre pensato, se potete smentitemi, sono sempre stata brava.
ma ad essere amata, non lo so...
è che bisogna lasciarsi amare, abbandonarsi, perdersi...
ecco, chi mi conosce lo sa, questo non è proprio il mio forte.

Anonimo ha detto...

mi ricordo quando è nato il girino: le ho regalato "easy like a sunday morning".
le zie, la più grande risorsa per l'educazione di una ragazza.
meglio di una mamma, più di una nonna, sanno farci luce sulle insidie della vita e condiscono le testoline tutte ricci e capricci con le letture, gli ascolti, le sensibilità giuste.
zie così io non ne ho mai avute, ma una sorella maggiore sì.
con il vantaggio di averla scelta io.

Anonimo ha detto...

io quando è nata tadpole le ho regalato le bolle di sapone. le zie, la più grande risorsa per far venire un esaurimento nervoso alle madri.
non saprei come ami, pennutaccia mia, me non m'hai mai amata, non m'hai mai. amami! sono più bella di colui che tutto puote, e ho anche molti più capelli.
tono di voce serio: ma se non ti lasci amare, misbolo', provocando inevitabili tonnellate di frustrazione in chi ti ama e indi se ne accorge, non decade automaticamente la tua affermazione "ad amare sono sempre stata brava"?
tono di voce serissimo: no? mi faccio gli affari miei? me ne vo a 'fanculo? e vabbè, me ne vo, me ne vo...