martedì 26 giugno 2007

Serendipité

(bois de boulogne)

Mi sembra che stiamo un po' troppo salendo di livello, fra citazioni auliche e lingue sconosciute ai più.
Io, presa come un coniglio nella macchina da cucire, faccio un po' fatica a stare dietro a tutto. Cioè, essenzialmente, la mia vita è un'eterna corsa. O meglio rincorsa. Del bus, dell'orario di chiusura del supermercato, delle scadenze lavorative ed esistenziali...
Però adoro, quest'idea che qualcuno, per caso, magari stava pianificando una vacanza a Cuba, cercava l'hotel di cui sopra...e ha trovato noi. Per questo mi piace, il web.

E visto che siamo in tema di infanzia negata. Fra due giorni è il compleanno della patatina, chi?, la scimmietta, chi?, lo zuparicheddu, dai! Antonio, 3 anni e una vita vissuta pericolosamente.
Entro alla Giannino Stoppani, che come libreria è il paradiso di ogni bambino talpa che noi già fummo, e cerco.
Bello questo, chissà come deve suonare Gira la carta di De André in versione prescolare..
Poi però non prendo niente o quasi.
Perché.
Penso: 3 anni. Se nessuno glieli legge...
Penso: quando avevo la sua età, e fino a quando non ho padroneggiato la parola scritta, la mia nonna me le leggeva le storie. Anzi di più, me le registrava su cassetta, in modo che quando lei non c'era - cioè quasi mai - io potessi riascoltarle. Anzi di più ancora, me le disegnava le storie. Questo è il gatto, questa la casetta di marzapane, questo è il bimbo con le molliche di pane.
Mia nonna, la terza elementare e poi via andare che c'era da lavorare e poi c'era la guerra, l'occupazione polacca, poi tedesca e poi la ricostruzione.
Percui adesso che lei, classe 1924, ha perso un po' di smalto, sta quasi sempre in casa e le sue storie hanno perso un po' di interesse, a me piace lo stesso andare a trovarla. Anche se visto da fuori sembra strano.

Urge, mi sembra, un post a testa sul concetto di voler bene. Anche se forse tu le carte le hai già messe in tavola, senza troppo scoprirle però.
Bene, vuol dire che mi ci metterò anche io, che è già da un po' che ci penso.

Un'ultima cosa, e poi mi metto a far di conto. Diventare adulti, il brutto è che ci si abitua. Non c'è più nulla di difficile, le cose che si fanno sono più o meno sempre le stesse, e ci si abitua, si impara a farle, o più spesso si trovano delle scorciatoie, come quelle da tastiera.
Ecco, io ancora adulta adulta si vede che non sono: ogni volta che devo legare la bici come minimo mi si apre e rovescia per terra la borsa, mi si sporcano le dita, mi pesto un piede con la ruota, e poi magari la catena rimane aperta.
Per dire una delle cose più semplici che fronteggio chaque jour.
Figuriamoci il resto.

Buona giornata, splendore, e buona fortuna.

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