giovedì 28 giugno 2007

virgole e punti a capo

(roma)

per esempio, io, di manolo, persi le virgole. e ci soffrii, perché manolo aveva virgole bellissime. non nel mio stile: le sue erano classiche, eleganti, ricercate. ma belle. me ne accorsi un anno dopo che ci eravamo lasciati. provammo a scriverci, per vedere se. ma non riconoscevo più le sue virgole. l’anno scorso è uscita la sua ultima raccolta di poesie. ho letto la prefazione. è sereno, ha una compagna, un figlio, ma adesso è cambiata tutta la punteggiatura. ora è un estraneo.

buona parte degli scrittori che ami sono morti. quelli che sono vivi, in genere li intercetti a percorso già avviato. è raro incontrarli nello splendore di un’opera prima. quando succede, li ami, li segui, trepidando. alcuni si perdono. alcuni cambiano, ma in modo diverso da te. non li riconosci. non riesci più a mappare i loro punti. li leggi lo stesso, non è detto che dobbiate restare uguali, ma diventano estranei. poi ci sono quelli che procedono paralleli a te. romanzo dopo romanzo, vedi le loro virgole cambiare, e senti perché. riconosci nella loro punteggiatura i segni di espressione, guardi le linee agli angoli degli occhi, senti la rabbia del primo romanzo, il dolore del secondo, trasformarsi nel qualcosa che non sai, del terzo. il qualcosa non lo sai perché ci stai dentro anche tu. ti specchi nelle loro virgole e ti amplificano la rabbia diluita, il dolore annacquato, il qualcosa che non sai che ti corrode.

ecco, pennuta, secondo me diventare adulti non è la casa il lavoro la macchina la bicicletta il monopattino il tempo sempre di meno i problemi sempre di più. secondo me, sono le virgole. tu, stai tranquilla, che le tue non sono cambiate; te le sto controllando io. le mie, non so.

questo post è stato inoltrato a un’ora strana perché stanotte non ho dormito. questo dovrebbe giustificare variazioni del tono dell’umore, irritabilità, nausea, astenia, aggressività in mail, commenti e di persona. perché io esisto anche offline. per quanto a fatica.

buonanotte.

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