domenica 14 ottobre 2007

Promemoria per quando sarò vecchia

(primariamente bologna)

E' già da un po' che ci penso. Mi capita per vari motivi di avere spesso a che fare con persone che in un mondo normale sarebbero, per età e per livello di usura mentale, considerati anziani, e che invece qui sono parte attiva, integrante e portante della società civile e dell'economia locale.
Beh, ecco, in realtà in generale la gente che conosco e frequento è nella maggior parte dei casi più vecchia di me, che ormai più adulta non lo posso dire. Questo probabilmente ha conseguenze deleteree sulla mia ipertrofica e congenita tendenza ad analizzare tutto.
Ormai ho smesso di guardare dietro le spalle, pensare a come sarebbe andata se..
Forse è solo che ho meno tempo libero.
Ora penso a come andrà se.
Se mai riuscirò ad invecchiare dignitosamente,cioè senza devastanti problemi di salute, familiari, sul lavoro... perché checché ne dica il doctor house esistono vecchiaie e morti più o meno dignitose.
E già mi fermo.
Non conosco nessuno che ce l'abbia fatta.
Ma di sicuro tutti gli "anziani" che conosco hanno una cosa in comune.

Che buffo, ora che riguardo indietro i vecchi post scopro che questo blog nasce nello stesso mese in cui quattro anni prima abbiamo cominciato a scriverci. Maggio.

Ecco, è questo che intendo: gli anziani, e i vecchi di mente come me, non riescono a tenere un contatto costante con la realtà. Nella loro testa continuano a macinare dei tarli, che li fanno sbottare nel bel mezzo di una conversazione, una discussione, una riunione di lavoro, con cose che apparentemente non c'entrano nulla.
Oppure quei tarli fanno un tale rumore che non permettono di fare attenzione a quello che sta fuori, o ancora permettono un livello di attenzione leggero leggero, incostante, dietro un'apparenza di compita saggezza.
Un'altra cosa accomuna tutti gli anziani: il pensiero circolare. Di qualsiasi argomento si stia parlando, di chiunque, e in qualunque modo e sotto qualsiasi aspetto, sempre è necessario che ciò che gli altri dicono confermi quanto detto dal portatore di pensiero circolare all'inizio del discorso.
Come se tutto avesse una spiegazione, o come se fosse necessario creare delle spiegazioni certe, inattaccabili, incrollabili per interpretare la realtà.
Ecco, questo io vorrei evitare, diventare ovvia, ottusa e incapace di ascoltare quello che gli altri hanno da dire, nella foga di voler dimostrare che quanto dicono dà ragione alla mia visione autoreferenziale e autoconsolante del mondo.
Perché è triste, è ciò che rende gli anziani patetici: non voler più vedere la realtà per quello che è, perché non si è più capaci di accettarla.

Lo sai, non sono mai stata capace di veri amori impossibili, di farmi del male innamorandomi di qualcuno che per un motivo o per l'altro non avrebbe potuto riamarmi o stare con me. Forse per la sudditanza congenita all'analisi razionale di cui sopra.
Tranne due volte.
Allora mi sembrava di morire, di un dolore quasi fisico, come un palo piantato nello stomaco giorno e notte, una lama che oscillava sulla mia testa pronta a colpirmi non appena mi fosse sembrato che le cose potessero infilarsi, un fuoco che mi bruciava ogni cellula, e che mi faceva ustionare ogni volta che venivo a contatto con la realtà.
Adesso, le poche volte che ci ripenso, mi sembra di non essermi mai sentita viva come in quei momenti.
Ma la mia natura, che ogni giorno mi sforzo di accettare, è un'altra.
La mia natura dice che solo i fatti di ogni giorno sono reali.
E io, stanca di combattermi e di perdere quotidianamente, abbasso la testa e obbedisco.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

(22 maggio 2002)
minchia, spennata, quanto sei complessa. io in confronto a te sembro sempre la ragazzina del liceo innamorata di quello dell'ultimo anno che suona la chitarra alle feste.

Anonimo ha detto...

oppss, erano cinque..
Potrai mai perdonarmi per aver dimenticato il nostro anniversario?!? ;-))
Faccio sempre confusione anche con quello fra me e il procione, che peraltro non festeggiamo. Mai.

Anonimo ha detto...

mi ricordo che il procione lo abbiamo chiamato da roma quando vi eravate appena conosciuti. e pure noi ci eravamo appena conosciute... ah, che tenerezza... che lo chiamai io imbucata in un vicolo di corso vittorio... ah, che due cretine... sono a un passo dal commuovermi.
quando eri ancora giovane, ti ricordi? ;-)

Anonimo ha detto...

Già.
E quella volta che ti ho fatto chiamare dal pulcione, il quale- come da mie istruzioni- senza dire neanche ciao ha intonato "la mamma morta"?
Ah, quant'è lieta giovinezza che si fugge tuttavia...
Ora ha un intero repertorio di arie da soprano. Che uomo.