martedì 10 giugno 2008

distimic non so più che

(roma)

la mattina mi sveglio, striscio in cucina e vengo accolta dal calcare festante, che mi dà un bacino sulla guancia e mi chiede se voglio il caffè. da quando gli ho concesso la proprietà del lavandino è un altro; nessuno prima lo aveva mai accettato così. si sente la regina della casa, e in effetti, salvo qualche controversia dinastica con la polvere in soggiorno, lo è.
mi sento tutti, ma proprio tutti, i sintomi del doposbronza. chiedo al frigorifero e alla dispensa cosa risulti loro che io abbia inserito nel mio stomaco ieri. mi elencano, due tazzine di caffè e una tazza grande di caffè americano, una mela e dei biscotti al cioccolato. niente alcool. mi consulto con il bastone della pioggia, se ritiene possibile che si tratti ancora del whisky di sabato. non hai più il fegato di una volta, mi risponde lui. non ha quasi più il fegato, sibila l’albero di natale nano. sì, è giugno e io ancora ho l’albero di natale nano sulla mensola, accanto al bastone della pioggia. sotto un certo punto di vista, non è ancora lì: è già lì. tutto è relativo.
accendo una sigaretta e guardo gatto che guarda il sole. mi viene in mente il finale di colazione da tiffany, anzi, i due finali, quello del libro e quello del film. gli dico di non preoccuparsi, che io non lo caccio da un taxi sotto la pioggia. mi risponde che lo sa benissimo: non abbiamo abbastanza soldi per poterci permettere un taxi.
non era esattamente quello che intendevo, ma va bene così.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Siamo tutti un po' Gatto ed un po' Calcare, secondo me, ecco.