domenica 7 giugno 2009

strade di francia (spartiacque psicologico 2)

(roma)

“parigi, parigi a me va bene, per non tornare più. così dicevi, perché i miei occhi pieni di stazioni e chiese, ritornassero blu...”

metro b. come blu. la metro b non ha niente di blu, se non di quel blu pesante, minaccioso, venuto fuori male, che sarebbe stato perfetto per fare il grigio scuro dei temporali in arrivo; ma qualcuno deve aver sbagliato a mischiare i colori.
e poi si ferma. ma ormai quasi cinque anni di trenino del far-west mi hanno vaccinata contro i convogli fermi in galleria; e l’altra mattina ho pensato, magari tendeva tutto in questa direzione, serviva tutto a non scalfire l’entusiasmo nuovo dell’essere qui.
anche il fatto che qui, quando passeggio, non sorprendo alle spalle una basilica che, colta alla sprovvista, mostra inaspettatamente un lato bello e leggero e semplice. qui, se passeggio, incontro un luogo di dolore, che non posso sapere, dentro, ma leggo fuori, nei corpi di chi aspetta in attesa di poter visitare. c’era una donna giovane con vestiti semplici estivi e aveva in braccio un neonato. e l’ha lasciato a una signora, forse sua madre, per non farlo entrare. fuori da quell’acciaio ci sono donne giovani in semplici vestiti estivi con neonati in braccio. la vita fuori. la vita nuova, fuori, sbarrata all’altra vita, dentro.

“...le strade, le strade dei francesi, che non ho visto mai. eh, ma se i sogni non li avessi già completamente spesi, in quello che sai...”


l’uomo sul sedile accanto al mio, in metro, parlava da solo, ma era rivolto verso la donna di fronte. lei non sapeva dove guardare. a me è venuto in mente che adoro incontrare persone per strada che sorridono da sole, all’improvviso. anche se poi si imbarazzano. capita anche a me, sempre più spesso, ultimamente. sorrido da sola. poi mi imbarazzo.
questo ottovolante emotivo che mi strattona in momenti di gioia pura e nervosismo e rabbia e dolcezza e allegria e. non fa per niente bene alla mia gastrite. ma è il movimento di tutti i miei sogni. brucio sentimenti diversi senza riposo, e li cambio in un moto perpetuo di alti e bassi e bene e male e felicità e dolore che genera un’entropia sognante. la mia cifra. mi salva dallo sprofondare nel grigio scuro, ma forse non mi lascia arrivare al blu vero. però ho conosciuto una persona che è niente più sogni tutta rancore e frustrazione, e ho ringraziato silenziosamente la giostra che sballa la mia vita di secondo in secondo, e ho pensato che va benissimo così.

“...e allora adesso che ogni cosa ha un nuovo nome, e questo nome me lo insegni tu, com'è che vivo ancora tra una chiesa e una stazione, e i miei occhi, i miei occhi non ritornano blu?” (d. silvestri)

4 commenti:

(s.) ha detto...

update offtopic (cioè aggiornamento che non c'entra una cippa col post) (vabbè, già che ci sto, una cosa che invece c'entra è che non li capisco, non mi adeguo, non mi avranno mai. mi stanno anche facendo vomitare roba verde. che, vabbè aliena, ma non esageriamo. però siccome mi sono imposta di mantenere alto l'entusiasmo, allora vomito con entusiasmo. vomito proattiva, ecco).
dicevo.
io sono stata sbarrata. tu sballotti. espatriamo, spenné?

peppermind ha detto...

Anche me sbarrato tutto.
Con la A, per dio.

(s.) ha detto...

espatria con noi, ppp.

peppermind ha detto...

A Parigi abita anche un mio caro cugino anarchico... ci penso, via.